La peste come malattia contagiosa e nello stesso tempo come metafora del male morale è stata un topos della letteratura di tutti i tempi da Tucidide e Lucrezio a Boccaccio, Manzoni fino a Camus. Nonostante la distanza nel tempo di questi autori le loro trattazioni presentano profonde analogie per quel che riguarda l’analisi dei processi storici, politici, sanitari e il comportamento umano o meglio dello spirito umano, della sua ignoranza e della sua miseria.
Le loro narrazioni sono quasi sempre cronache storiche di grandi contrasti tra istintività e ragione, fra potere e servizio, tra parola come menzogna e parola come veicolo di verità. Ciascuno di loro ha proposto una riflessione sulle conseguenze devastanti dell’irrazionalità e della debolezza morale ed etica ma anche sulla forza catartica e quasi apotropaica del sentimento di carità, di compassione, nel senso classico di cum patire, e di altruismo al punto che Manzoni scrive nel suo romanzo a proposito dell’epidemia pestilenziale nel milanese di voler offrire “un saggio della forza e dell’abilità che la carità può dare in ogni tempo e in qualunque ordine di cose, il veder sostenere questi uomini un tal carico così bravamente“.
Comunque sia, aldilà di ogni considerazione, tutte queste trattazioni hanno la caratteristica di renderci, paradossalmente, contemporanei a quelle storie pur così lontane. Nulla o poco pare sia cambiato nell’animo e nel cuore umano nell’affrontare calamità naturali come un’epidemia che all’improvviso viene a turbare le nostre consolidate certezze di essere onnipotenti e in grado di fronteggiare ogni cosa, di riconoscere il vero pericolo da cui difendersi e contro cui poter alzare muri, barriere invalicabili, chiudere varchi. In questi giorni, più che mai, ci si starà rendendo conto dell’illusorietà di tutto questo e di come il vero nemico non tema barriere e fili spinati, di come sia subdolo, incontrollabile, invisibile.
Oggi non è la peste o il colera ma il CORONAVIRUS a generare preoccupazione, paure, manifestazioni di irrazionalità sempre espressione di grande ignoranza, di abissale vuoto esistenziale, oggi più colpevole di ieri. La differenza dovrebbe farla la consapevolezza che viene dalla scienza medica, dalla ricerca scientifica e da tutte le organizzazioni statali, europee e mondiali attive contro questa terribile emergenza.
Ma il panico resta e con il panico nascono e crescono i fantasmi generati da una mente sovreccitata perché come scrive Manzoni: “la frenesia s’era propagata come il contagio“. L’altro ieri le streghe, gli untori, gli ebrei, ieri i Cinesi, oggi e domani chissà chi diventerà oggetto di una rabbia incontrollata e ingiustificata, magari, come escluderlo, proprio noi Italiani ad essere “puniti” per una sorte di nemesi storica.
Ieri come oggi non mancano i monatti, ovvero sciacalli che per opportunismo politico danno forza alle preoccupazioni furiose, seminano sospetti, generano sentimenti contrastanti in un momento in cui bisognerebbe solo collaborare, spendere energie per evitare il peggio e rimandare l’analisi per individuare eventuali errori e/o superficialità e incompetenza a tempi migliori. Oggi si richiederebbe la responsabilità del silenzio e un attivismo attento e meditato.
È la storia che si ripete, storia di cinismo, di arroganza, di passioni, di opportunismi, storia di parole incontrollate quando occorrerebbero azioni decise e freddezza razionale. “Si potrebbe però – scrive Manzoni – tanto nelle piccole cose come nelle grandi, evitare in gran parte quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare , prima di parlare“. In realtà è molto più semplice trovare un responsabile contro cui scaricare le proprie paure e se poi lo si individua in un avversario politico l’azione di sciacallaggio diventa anche foriera di consensi politici laddove si annida rancore, odio, cecità ignorante.
Ma situazioni di grande crisi sono anche banco di prova per le energie migliori: in questi giorni il mondo della scienza medica, della protezione civile, della politica stanno dimostrando competenza, abnegazione, spirito di sacrificio nella lotta di un nemico che, stranamente, non viene dal mare, da barconi che trasportano sporchi e minacciosi migranti, perniciosi nemici dei nostri confini. Questa volta il nemico ha viaggiato comodamente in prima classe, in zone business, in valigie d’affari manageriali e minaccia confini di ben altra natura.
Può renderci responsabili nei confronti del continente africano da noi più volte saccheggiato ed ora infettato e nello stesso tempo renderci vittime, nostro malgrado, degli stessi pregiudizi che abilmente noi stessi abbiamo confezionato.
E così citando ancora Manzoni “Da’ trovati del volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee; da’ trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva;e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia“.
Dio non voglia che continuando nella citazione non si arrivi allo stadio peggiore: “I più tenevano da una mano un bastone, alcuni anche una pistola, per avvertimento minaccioso a chi avesse voluto avvicinarsi di troppo …” (Manzoni)
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