Chi lo segue sui social potrebbe farsi un preconcetto negativo, viste le sue tante comparsate nei punti Eataly sparsi per l’Italia, un format di ristorazione distante anni luce da quelli che amiamo. Ed invece l’oste, perché di lui stiamo parlando, non è cambiato di una virgola: grande padrone di casa, ama intrattenere gli avventori con aneddoti divertenti, coinvolgendo più tavoli contemporaneamente, senza che questo vada ad intaccare la professionalità nel servizio.
L’ambiente, sebbene in occasione della nostra ultima visita orfano del giradischi per vinili (in assistenza in quanto danneggiato da un bambino), è davvero accogliente nelle diverse salette: da quella all’ingresso si può ammirare il lavoro della brigata di cucina al lavoro grazie alla generosa vetrata, in quella sulla destra nei mesi freddi si può beneficiare del camino e pure la veranda, ora una stanza vera e propria, risulta ben arredata e luminosa. L’atmosfera è riscaldata oltre che dalla passione dell’oste, dalla splendida musica selezionata da uno dei due figli; degna di menzione la lista dei vini, ben dimensionata sia in estensione che nei prezzi nella versione originale, è arricchita da altre bottiglie fuori carta da scegliere direttamente nella piccola cantina, con l’unico inconveniente di dover chiedere i prezzi delle diverse etichette.
Il menù prevede tre proposte degustazione – la tradizione a 35 euro, il menù dell’alleanza Slow Food a 45 euro, entrambi rincarati di 5 euro rispetto all’anno passato, e il più completo gli “sballi ravvicinati del 3 tipo” a 58 euro – oltre alla possibilità di scegliere alla carta, guidati pure da pratici simboli che identificano i piatti per celiaci, per vegetariani e per vegani. Omaggiati da una crema di porri e patate davvero gustosa, la nostra esperienza è cominciata con le buone polpettine di fassona piemontese “La Granda” con misticanza rustica e maionese e con lo strepitoso fegatello ovviamente arricchito da alloro. Per proseguire eccellenti le fettuccine burro e alici con panure croccante, dalla pasta giustamente callosa, così come abbiamo apprezzato i bottoncini di gamberi nel loro brodo con miso e polvere di pomodoro e gli gnocchi di patate con porcini profumati al finocchio selvatico ed estratto di mirtilli. Si resta su ottimi livelli con la trippa alla romana, forse un filo sapida, con il filetto di baccalà su zucca e crumble di guanciale e soprattutto con lo strepitoso carrè d’agnello con variazione di carciofi. Finale affidato a un Mont Blanc eccessivamente “pannoso” a cui abbiamo preferito la crema Maria Luisa, seguiti da un caffè perfettamente estratto e dal buon aroma.
Olio: viene servito dell’ottimo olio EVO di un produttore laziale nella bottiglia a norma
Glutine: nel menù sono chiaramente indicati i piatti privi di glutine
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