Classici contemporanei

L’uomo che puntò sul 37

I numeri della roulette vanno da 0 a 36. Per questo il croupier rimane esterrefatto quando qualcuno alle sue spalle gli porge una pila di fiches chiedendo: “Me le punta sul 37, per favore?”. I giocatori si bloccano, il croupier si volta, tutti fissano l’uomo che vuole scommettere sul 37. E si chiedono come possano non averlo notato prima, con quello smoking turchese, il papillon argentato, la testa completamente calva, gli occhi trasparenti. Sembra spuntato per un gioco di prestigio. Venuto da chissà dove, come le irregolari fiches dorate che protende verso il croupier. Un pazzo, un alieno, un angelo della sorte? Lo chef du table decide per tutti. “Il signore ha chiesto di giocare il 37. Sia accontentato.” Le fiches vengono deposte in fondo al tavolo verde. Il giocatore le osserva compiaciuto, poi aggiunge: “Vorrei giocarmi tutto, punto anche queste.” Dalle tasche estrae diamanti e stelle, lacrime e perle, occhi di bambola e denti di tigre, barlumi di saggezza e scintille di speranza. Ora sul tavolo c’è una piccola piramide luccicante. Nessun altro gioca. Hanno finalmente capito, sono lì per imparare: che esiste sempre un’altra possibilità, nessuna vita basta a se stessa, niente resterà immutabile. “Rien ne va plus.” La pallina corre impazzita dietro la causa persa che il cuore vuole difendere. Schizza via dalla roulette, rotola sul pavimento della sala. Una donna bionda sulla soglia la ferma con la punta della sua elegante scarpa bianca. “Scusi, madame, che numero di piede ha?” domanda lo chef du table. “37” risponde lei. “Trente-sept, blanche” annuncia lui. Il giocatore incassa la vincita. [L’uomo che puntò sul 37 (Gabriele Romagnoli , “Navi in bottiglia”)].

Quanti sarebbero disposti a puntare sul 37? A mettere a rischio tutto ciò che hanno per un sogno difficile da realizzare ma a cui è difficile anche rinunciare?

Quanti sarebbero capaci di uscire dalla propria zona comfort, sfidare un limite e rischiare  anche un naufragio per una nuova possibilità?

Vorrei dedicare il breve racconto di oggi ai non più giovani, a chi, perdendo l’entusiasmo per il vivere, si lascia andare ad una vita da routine, dove ogni numero è banalmente al suo posto. A chi ha le rughe orizzontali sulla fronte e ciuffi bianchi sulle tempie, ai prosciugati dalla vita per cui vale, invece, sempre rischiare “diamanti e stelle, lacrime e perle, occhi di bambola e denti di tigre “ma soprattutto” barlumi di saggezza e scintille di speranza… correre dietro ad una causa persa che il cuore difende”.

Questo perchè la vita deve sempre tener banco e di essa neanche un attimo deve essere lasciato andare inutilmente. Il flirt con noi stessi non deve mai finire e, mandare in frantumi tutte le proprie ansie, significa avere l’entusiasmo di continuare a sperare…

Fuori della zona comfort accadono sempre cose straordinariamente interessanti: puntare sul 37 è una “mossa” che, se non sarà vincente, regalerà la gioia di un sogno che non sarà mai stato banale.

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Antonella Botti

Sono nata a Salerno il 3 Marzo del 1959 ma vivo da sempre a Sessa Cilento, un piccolo paese di circa 1300 anime del Parco Nazionale del Cilento. Ho studiato al Liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania ed ho conseguito la laurea in Lettere moderne. Sono entrata nella scuola come vincitrice di concorso nel 1987, attualmente insegno Letteratura Italiana e Latino al Liceo Scientifico di Vallo della Lucania. Ho pubblicato due testi di storia locale: "La lapidazione di Santi Stefano" e "Viaggio del tempo nel sogno della memoria". Da qualche mese gestisco un blog, una sorta di necessità interiore che mi porta a reagire al pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. I tempi sono difficili: non sono possibili "fughe immobili".

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