Quest’oggi siamo in compagnia dell’artista leccese Marina Mancuso che sin dall’età adolescenziale scopre un impellente trasporto per l’arte. Dopo gli studi superiori si trasferisce a L’Aquila diplomandosi all’Accademia di Belle Arti, dando inizio a collaborazioni che la vedono impegnata tra Roma, Milano, Firenze, Londra e Parigi. Rientrata nella sua amata Puglia, trasforma la sua dimora in uno studio artistico collaborando con gallerie dedicate al contemporaneo.
Nella sua carriera indaga molteplici tecniche addentrandosi in una neo figurazione. Marina Mancuso chiama in causa un genere artistico in particolare: il ritratto. Ai fini dell’indagine conoscitiva sul lavoro dell’artista importante risulta rievocare l’evoluzione stessa del genere ed i significativi mutamenti occorsi dalla seconda metà del Novecento ad oggi. Illuminanti le parole dell’artista olandese Vincent Van Gogh in una delle missive indirizzate al suo caro fratello e sostenitore Theo:
[Arles, 11.8.1888] […] Trovo che quanto ho imparato a Parigi se ne va e io ritorno alle idee che mi erano venute in campagna, prima di conoscere gli impressionisti. […] Invece di cercare di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, mi servo del colore in modo più arbitrario per esprimermi con intensità. Comunque lasciamo stare la teoria, voglio darti un esempio di ciò che intendo dire. Vorrei fare il ritratto di un amico artista […]. Quest’uomo dovrebbe essere biondo. E vorrei mettere nel quadro la stima e l’amore che ho per lui. Lo ritrarrei dunque così come è, più fedelmente possibile, per cominciare. Ma il quadro non sarebbe terminato così. Per finirlo farò il colorista arbitrario. Esagererò il biondo dei capelli, arrivando ai toni arancione, ai gialli cromo, al limone pallido. Dietro la testa, invece di dipingere il muro banale del misero appartamento, dipingerò l’infinito, farò uno sfondo semplice del blu più ricco, più intenso che riuscirò ad ottenere; da questa semplice combinazione, la testa bionda, illuminata su questo sfondo blu sontuoso, rende un effetto misterioso come di stella nell’azzurro profondo. […] Ah, caro fratello… e le persone per bene vedranno in queste esagerazioni solo della caricatura. […]
I soggetti raffigurati da Van Gogh riusciranno a sintetizzare e tradurre in pittura, attraverso volti esasperati e deformati, un drammatico momento storico. L’importante rivoluzione inaugurata nel periodo espressionista, l’avvento della tecnica fotografica e le ulteriori alterazioni con conseguente scardinamento e perdita totale della figurazione attraverso le avanguardie della seconda metà del Novecento, si pongono alla base dello studio conoscitivo di artisti contemporanei come Marina Mancuso. Artisti che nonostante i forti pregiudizi verso il ritratto e la neo figurazione continuano un dialogo in cui al centro vi è collocata la figura umana. Il soggetto rappresentato nasce da un’indagine introspettiva dell’artista che riesce ad inoltrarsi oltre i confini del visibile e traducendosi in risultati con uno spiccato impianto figurativo ad altri dove la materia pittorica si scompone verso derivazioni informali.
L’opera selezionata e recente è intitolata “Chandra”. Lo sguardo fisso e magnetico del soggetto femminile, intervallato dalla stesura di colore in primo piano, arriva al fruitore fulmineo. Il volto conserva la sua fisicità e stabilità nonostante l’effetto grondante del colore ad olio e le rapide pennellate del fondo. Chandra con la sua sicura ed imperturbabile espressione fuoriesce dai colori audaci, oltrepassando il limite stesso del supporto e marcandone la struttura compositiva.
Non di rado l’artista sfuma il colore nell’iride in maniera distinta, accentuando trasparenze ed effetti di luce in un singolo occhio.
La tecnica: olio su tela, dimensione 120 x 100 cm, stesura del colore attraverso il pennello con ripresa finale, in alcuni punti, a spatola.
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