Non ce la farò mai, è un progetto troppo ambizioso, farei bene a non dire e pensare tante stupidaggini così come hai fatto tu!
Maria Grazia: “Tutti quegli anni in silenzio, dimmi Maya, come hai fatto? E perché? Insomma, noi donne si fa fatica a stare zitte, bombardiamo di parole chiunque se poco poco qualcosa non ci va bene, come si fa a fare silenzio per cinque lunghi anni??? Maya sto parlando con te!! Mi stai ascoltando??? Maya Angelou vuoi rispondermi per favore?”
Maya: “Dimmi Maria Grazia, tutti fanno ciò che dici?”
Maria Grazia: “No, non sempre, beh sì, qualche volta. È sbagliato?”
Maya: “Non dico questo, ma non è per tutti così, cara la mia sognatrice, lo sai che mi piaci così, vero? Ma forse ogni tanto dovresti scendere con i piedi per terra, per capire, conoscere, e sapere che c’è molto altro. Vieni, sediamoci su quella panchina sulle sponde del lago, il salice proteggerà la mia vecchia pelle già bruciacchiata dal sole dell’Arkansas e dal mio DNA colorato”.
Maria Grazia: “Che posto meraviglioso Maya!! E quella casina di legno sembra essere… sembra di essere in un libro di fiabe!! Vieni, siediti qui con me Maya, ho l’impressione che quello che mi dirai cambierà la mia vita per sempre. Dimmi allora, perché quel silenzio?”
Maya: “Quanto tempo hai?”
Maria Grazia: “Tutto quello che serve, ti ascolto”.
Maya: “Ero una bimbetta afroamericana, abbandonata insieme a mio fratello dai nostri genitori, cresciuta nella casa della nonna materna che ci ha addestrati al silenzio, a non ribellarci alle accuse che ci rivolgevano per un’unica colpa, quella di essere neri. Tra l’altro io non conoscevo neanche la differenza con i bianchi perché la segregazione era così assoluta che non sapevamo neanche come fossero fatti, sapevamo solo che erano diversi, erano migliori, ben vestiti, padroni e non schiavi, ricchi; in realtà per un momento ho creduto che i bianchi non fossero neanche veri!!! Ahahah!!! Una delle cose peggiori per me, bambina, è stata non poter mangiare il gelato alla crema, solo al cioccolato!!!
Maria Grazia: “Beh non è male il cioccolato!!!”
Maya: “Era terribile, perché non potevo scegliere!!! Ero giovane, ero una ragazza con mille sogni, ma ero nera. Non voglio parlarti della violenza che ho subito, non voglio che tu possa ricordarti di me per questo, piuttosto per tutto il resto che ti dirò. Iniziò lì il mio silenzio, avrei voluto ribellarmi, sputare addosso tutto il mio disprezzo, ma io conoscevo bene le parole e sapevo che le parole possono ferire ed io non volevo che niente di ciò che uscisse da me potesse far male, così mi limitai ad osservare, tanto, tutto. Mia nonna e molte delle persone che conoscevo volevano farmi credere che i raccoglitori di cotone fossero sempre allegri, in vena di cantare, ma io avevo visto le dita tagliate, la schiena, le spalle le braccia e le gambe sfinite. I binari di una ferrovia che dovrebbero solo lasciare spazio all’immaginazione di un viaggio verso la libertà erano lì solo come spartiacque di due universi: il bianco e il nero. L’umanità divisa per colori. Non parlai più perché ciò che i miei occhi videro mi chiuse il cuore e la gola. Ma la vita ci aspetta sempre dietro l’angolo, ed io dietro l’angolo incontrai Mrs Flowers che mi disse essere molto colpita dal fatto che io scrivessi e divorassi libri, ma mi disse pure che tutto ciò non bastava, che le parole dicono di più se proclamate, la voce infonde sfumature che la penna non può dare… e la voce tornò.
Non mi sono mai accontentata, mi ponevo obiettivi apparentemente impossibili. La mia era una voce matura capace di riconoscere che “arrendersi era onorevole quanto resistere, specialmente se non si aveva scelta”, una voce sincera e ingenua che mi ha fatto commettere anche sbagli, comunque, come dici tu, da allora non sono più stata zitta, perché quando sei dietro un muro devi farti sentire di più, ed ho scritto, ho gridato tutto l’odio di cui fummo oggetto, donne, bambini, odiati solo per il colore della pelle.
Ahimè, qualcosa che ancora oggi mi pare di capire occupi la prima pagina dei vostri giornali. Avrei preferito che i miei libri fossero riposti tranquillamente su uno scaffale, lasciando che la polvere vi si appoggiasse, ma sembra quasi che il mio libro sia stato scritto ora, mi sembra di vivere i miei tempi!
Ma grandi cose sono state raggiunte, cose ritenute apparentemente impossibili per una di colore: ho lavorato al fianco di Malcon X e Martin Luther King Jr., ho proclamato una mia poesia durante l’insediamento del presidente Bill Clinton. Insomma, ragazza, guardami, sono nera, sono donna, sono un’afroamericana!!! E guarda te stessa!! C’è qualcosa che non puoi fare???”
Ero lì lì per piangere, avevo un fuoco che dalla pancia stava salendo fin sulla gola, e finalmente ora il mio progetto sembrava possibile. Avrei potuto dire un miliardo di cose intelligenti in quel momento ma mi accorsi poi che stavo dicendo l’ennesima stupidaggine.
Maria Grazia: “Maya sei sopravvissuta alla schiavitù perché sei forte”, e lei in tutta semplicità…
Maya: “Siamo sopravvissuti alla schiavitù non perché eravamo forti. Gli Indiani Americani erano forti ed erano sulla loro terra. Ma non sono sopravvissuti al genocidio. Noi invece siamo sopravvissuti perché abbiamo messo la sopravvivenza nelle nostre poesie, nelle nostre canzoni, nelle nostre leggende popolari. Abbiamo ballato la sopravvivenza a New Orleans, l’abbiamo cucinata nelle pentole con la minestra di fagioli. L’abbiamo indossata scegliendo vestiti con tutti i colori dell’arcobaleno. Ci hanno spinto così in basso che non riuscivamo quasi ad alzare gli occhi, perciò sapevamo che per sopravvivere dovevamo tenere alto almeno lo spirito”.
Grazie Maya Angelou, la tua vita è speranza per tutti noi che crediamo ancora in una giustizia giusta e in una libertà autentica!
(Maya Angelou, 4 aprile 1928 – 28 maggio 2014, attivista, scrittrice).
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