Il popolare servizio di streaming sta inviando una mail che dice quanto segue: “il tuo account Netflix è riservato a te e a chi vive con te, ovvero al tuo nucleo domestico.
Puoi guardare Netflix con facilità quando sei in movimento o viaggi, sui tuoi dispositivi personali o sulla TV di un hotel o una casa vacanza”.
Vuol dire che la condivisione del proprio account con non è più possibile e se si vuole aggiungere un profilo al nucleo si devono aggiungere 4,99 euro a quello che già si paga.
Questa è quella che chiamo “strategia cappio” che significa questo: prima si crea un servizio a bassissimo costo -o gratis- che sia appetibile e con una bassissima o inesistente barriera d’ingresso (allarghi la corda del cappio per fare passare la testa con facilità).
Una volta che si raggiunge una massa critica definita allora si cambiano unilateralmente le regole o si inserisce un costo di servizio (stringi la corda e uno non scappa più).
Non sono certo i primi: lo stesso Bill Gates ha detto che hanno permesso di piratare Windows in tutto il mondo per poi raccogliere i frutti quando sarebbe diventato lo standard de facto dei sistemi operativi.
Google ha fatto uguale con Foto: prima era gratis e ti forniva lo “spazio illimitato” e dopo qualche anno ti hanno detto che lo spazio illimitato era troppo costoso da gestire -come se prima non lo sapessero- e che ti avrebbero chiesto di pagarlo. A quel punto cosa fai? Hai già tutti i software comprati per Windows, oppure hai già tutte le tue belle immaginette delle vacanze su Google Foto. Cosa fai? Paghi.
Lo stesso vale per Netflix. Personalmente sapevo che sarebbe successo era solo questione di quando.
Adesso che tutti abbiamo condiviso i nostri account con parenti e amici ci troviamo a “dipendere” dalla piattaforma di streaming e dalle sue serie… paghiamo o disdiciamo.
Lo trovo normale, fisiologico e giusto. È una mera e legale operazione commerciale che hanno fatto in tanti, tuttavia, la trovo irritante: non sempre una cosa legale è anche commercialmente trasparente.
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