Non si gioisce per un risultato elettorale che uccide un movimento grazie al quale due milioni di famiglie godono ora di un dignitoso reddito di cittadinanza. I giornali non parlano di tanta gente uscita dalla povertà, ma di quei pochi che lo percepiscono senza averne diritto. Sorse sono solo loro ad averci votato, perché ormai è tra gli scrocconi e i falsari che si può trovare gratitudine. Ecco la società perversa che abbiamo creato. Anziché vergognarcene, deridiamo Di Maio. Lui se la prende con i parlamentari che lo hanno tradito. Ma sono ingrati anche gli elettori che ne hanno beneficiato.
A Berlino, un sabato mattina di qualche anno fa, notai una famiglia felice, genitori e tre figli adolescenti, vestiti eleganti e il capo coperto, diretti forse in Sinagoga. Mi chiesi come potessero vivere spensierati quando sull’altro marciapiede un gruppo di giovinastri dall’atteggiamento minaccioso cantavano inni militari. Seppure la scena fosse pacifica, ebbi paura non solo per quegli innocenti ma per tutti. Percepii già allora l’embrione dell’antisemitismo che ora sta risorgendo in Europa. Gli ebrei che ne hanno le possibilità cominciano a emigrare. Qui non si sentono più al sicuro. E nemmeno noi.
In 40 anni di servizio, un insegnante laureato guadagna, durante l’intero arco della vita, sì e no, 900 mila euro. Mentre un presentatore di San Remo in pochi giorni 800 mila. Gli ospiti da 30 a 50 mila. Benigni per 10 minuti a sera 300 mila. Svolgono, però, una funzione essenziale. Far dimenticare ai 15 milioni di italiani, i problemi che affliggono il paese. Per noi musica e calcio sono più importanti della politica. La costituzione ci definisce repubblica parlamentare. In realtà viviamo in una dittatura televisiva. Infatti, la via del successo è lastricata da qualche raro talento e miriadi di ignoranti.
Quando si temeva di perdere le elezioni si diceva che erano solo regionali e non c’entravano con la politica nazionale. Adesso che, grazie alle Sardine, il PD ha vinto, vuole imporre una nuova agenda al governo e rinfaccia al M5S, come fece la Lega con loro, il cambio di tendenza nel paese. È il limite dei vincitori. Non è facile gestire le vittorie. Possono trasformarsi in sonore sconfitte se si perde la coerenza e l’onestà intellettuale. Pur di vendicarsi, anche se loro stessi ne subiranno un danno, gli alleati diventano acerrimi nemici. Soprattutto se, come si è notato, sono stolti e inesperti.
Quando, nel 1973, lavoravo al Messaggero ci fu una lunga agitazione contro la decisione di uno dei due proprietari di vendere la propria quota all’editore Rusconi. Direttore designato era il famoso Luigi Barzini jr, sotto la cui guida ognuno di noi avrebbe dovuto augurarsi di lavorare. Invece, scioperammo. Non c’era ancora il divieto di concentrazione delle testate. Arrivò nell’81. Ma il magistrato vietò lo stesso la transazione. Quella legge c’è ancora e, nonostante il pullulare di giornali e TV non viene considerata. Ma ormai è inutile avere il monopolio dell’informazione. Tanto nessuno legge più
Basta un innocuo virus per mettere in crisi una potenza. In altri tempi – come le epidemie di peste e colera – si sarebbe imprecato al castigo di Dio, che punisce la Cina. Forse perché comunista. Invece, è una semplice influenza, che viene dal misterioso oriente. Quindi, è un’occasione per drammatizzare e diffondere panico. Ormai il ritmo della nostra vita è segnata dall’allarmismo. Per essere apprezzate le notizie debbono creare scandalo o paura. Solo così siamo contenti. Si bloccano i consumi, la produzione, il turismo, l’esportazione e aumentano le difficoltà. Invece, basterebbe un’aspirina.
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