Brava gente

Salvini, Di Maio e Abramo Lincoln

La Commissione Europea non ha approvato la manovra di finanza pubblica inviata dall’Italia dando al nostro governo 3 settimane di tempo per presentare un progetto diverso. La decisione era largamente prevista ed anzi sotto certi aspetti rientra nell’azione di governo giallo-verde.

L’ambizioso Salvini e le mance di Di Maio

E’ necessario a questo proposito tener ben presente che tutta la manovra è intesa, come più volte dichiarato da Salvini e Di Maio, ha dare attuazione alle promesse elettorali delle loro forze politiche, e ciò a prescindere (ed è questo il punto nodale della vicenda) dalla sostenibilità o meno di relativi oneri a carico del bilancio dello Stato. Se il denaro manca si contraggono debiti che qualcuno (i cittadini) pagherà. L’essenziale è presentarsi alle elezioni del parlamento europeo del maggio prossimo come coloro che danno denaro o altri vantaggi ai cittadini: tutti avranno una piccola mancia un momento prima dell’apertura delle urne e Movimento 5 Stelle e Lega avranno più voti di quanti ne hanno avuti alle ultime elezioni politiche.

Cosa succederà poi è questione che non sembra interessare nessuno Salvini (lo ha detto chiaramente in una recente intervista) tenta la carta della Presidenza della Commissione Europea, mentre Di Maio cerca come successo elettorale di salvare la sua opposizione di preminenza dei 5 Stelle mantenendo unito il Movimento la cui saldezza peraltro, come le elezioni in Trentino Alto Adige hanno dimostrato, mostra ormai qualche crepa.

Sbaglia chi crede che la diatriba in corso con l’Europa abbia come effetto la espulsione dell’Italia dall’UE o creare le condizioni perchè il nostro paese abbia ragioni serie per decidere di uscire dall’Unione Europea: la lunga trattativa, che già si sa non condurrà ad alcun risultato, serve a guadagnare tempo e ad additare agli elettori gli organi comunitari come dei cattivoni che non vorrebbero la felicità degli italiani, provocando una reazione a favore dei partiti di governo.

Di Maio Salvini e Abramo Lincoln

Le autorità europee si rendono perfettamente conto della situazione ma sono strette in una morsa: se cedono all’Italia introducono un precedente dei patti e delle regole comunitari che gli stati membri possono disattendere a loro piacimento, mentre se si irrigidiscono danno spazio a chi vorrebbe tra gli elettori italiani ed europei l’Italia fuori dall’Unione, ciò che segnerebbe con ogni probabilità la sua fine.

Il giochetto dei giallo-verde è reso più facile dalla scomparsa delle opposizioni, frutto degli errori commessi in passato e sui quali si continua ad insistere. Un esempio: come il PD poteva a Bolzano chiedere il voto ai suoi potenziali elettori ancora sotto il colpo di una Maria Elena Boschi candidata a Marzo in quel collegio elettorale solo perchè la segreteria volle assegnarle un collegio sicuro, con il bel risultato che il candidato non partecipò nemmeno attivamente alla campagna elettorale per evitare spiacevoli contestazioni.

Di Maio Salvini, c’è da fidarsi? Photo credit: Formiche.net

Il comportamento politico di Di Maio e Salvini è il più cinico che un soggetto politico possa avere, mosso solo dal desiderio di conquistare il potere per una strada lastricata di seri guai per il paese, l’unica strada è che gli elettori comprendano che al tavolo della politica si sono seduti giocatori che sarebbero stati cacciati come bari da qualunque saloon. Sosteneva Abramo Lincoln che potrai ingannare qualcuno per sempre, tutti per qualche tempo, ma non tutti per sempre. Non c’è dunque che da aspettare che passi “‘a nuttata” come avrebbe commentato il grande Eduardo: speriamo bene, come avrebbe detto Montesano al debutto della farsa “I Populisti” avente come protagonisti Pulcinella e Capitan Fracassa.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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