Sessismo.
Sostantivo maschile, ma anche e soprattutto, un termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale.
Ebbene si, nel 2019 parliamo ancora di sessismo e discriminazione; siamo alle soglie del terzo millennio, abbiamo passato il 1968, parlato di rivoluzione, lotta di classe, unioni arcobaleno e coppie di fatto, adozioni di bambini per omosessuali e via dicendo; e nonostante questo ci meravigliamo ancora difronte a certi atteggiamenti stereotipati.
Anche se certe discriminazioni di genere le abbiamo ancora noi, a casa nostra: il sessismo è infatti fortemente legato alla nostra cultura, ma è così subdolo che spesso non ce ne rendiamo conto; detto ciò, appare assodato, che il sessismo si mostra in preoccupante crescita.
Non si parla solo di episodi circoscritti e straordinari, ma di uno spiacevole “sessismo di tutti i giorni” che pervade scuola, lavoro, politica, mass media, da qui la presenza nella quotidianeità di frasi come: “Lascia stare sono cose da maschi” o “A parità di curriculum, preferiamo un uomo”.
E in tutto questo l’Italia è uno dei paesi dove il sessismo è più forte e radicato, difatti, i dati recenti insegnano che troppo spesso le donne sono ancora considerate cittadine e professioniste di serie b.
Al centro del dibattito politico (e non solo) di queste settimane però, compare un caso ben specifico che è quello della Capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete che, dopo l’annuncio della forzatura del divieto di entrare in acque italiane per raggiungere l’isola di Lampedusa con la sua nave, è diventata una protagonista sui social tanto che il suo nome è finito in trending topic su Twitter.
Ma non tutti i commenti sono stati positivi e non tutti gli utenti hanno lodato il suo coraggio, andando però oltre la decenza e le semplici critiche, rivolgendole in ogni dove insulti sessisti e misogini assolutamente indifendibili.
Baldracca-puttana-stronzetta irrispettosa-troia-zecca viziata, sono solo alcuni dei commenti rivolti a questa giovane donna a cui è stato anche augurato di essere stuprata. Ebbene si, stuprata, impalata in piazza pubblicamente, offesa, inoltre, perchè considerata “brutta”, una cessa, un mezzo uomo a cui insegnare ad essere femminile.
Ecco, questo ci fa capire che, nonostante l’Europa e quindi anche l’Italia abbiano un problema con le leggi sull’immigrazione, in realtà appare come ancor più impellente trovare un metodo di insegnamento ed educazione che metta fine a episodi di sessismo, di misoginia e di violenza sulle donne sia verbale che fisica.
Questa è una urgenza vera e propria.
Nel caso Carola, persino la richiesta di arresto sembra una banalità in confronto all’odio che in queste settimane si sta scagliando contro questa ragazza; colpevole di aver studiato, di parlare 5 lingue, di aver lavorato duro tutta la vita, di aver pensato agli altri e non a sé stessa.
Questa gente odia Carola, ma in generale odia le donne, odia l’umanità. Questi elementi sono da considerare piccoli e deboli vigliacchi incapaci di stare al mondo e di alimentare un clima ostile che sta dalla parte della ferocia.
Ad oggi va detto “Basta” a chi mette davanti ad altre cose il fatto che una persona sia nata con un organo piuttosto che con un altro o che sia etero, omosessuale o bisex.
Ci sono pregiudizi ancora molto radicati e dettati dall’ignoranza su questo argomento, la TV spazzatura promuove modelli da Medioevo, le donne in particolare devono vedersi rappresentate in maniera svilente oppure dipinte con stereotipi.
Ognuno è unico a modo suo, con la sua sensibilità e moralità.
Caratteristiche che non dipendono, anzi, sono completamente scisse, dall’organo genitale. Qualunque esso sia.
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