Lettera da

Venti di guerra in America

Chiariamo subito che i venti di guerra non hanno nulla a che fare con le tensioni tra Russia ed Ucraina. Come si dice da queste parti, “it’s not going to happen” (non succederá), almeno non durante le Olimpiadi invernali di Pechino (il dittatore russo Vladimir Putin lo avrebbe promesso al dittatore cinese Xi Jinping). Inoltre gli ucraini in America pensano che il loro governo stia cavalcano l’onda anti-russa per ottenere piú sussidi finanziari dall’Occidente, considerando l’ingordigia della corruzione nel Paese.

            No, i venti di guerra riguardano gli stessi Usa a causa di diversi sviluppi politici. Prima di tutto ci sono le varie azioni legali contro l’ex presidente Donald Trump, per via delle sue evasioni fiscali, delle sue varie bancarotte, del suo coinvolgimento con minorenni (Trump faceva parte del gruppo del finanziere Jeffrey Epstein, che é stato “suicidato” mentre era in carcere per pedofilia), per il suo sostegno al dittatore russo Putin (in un libro, Trump é stato addirittura accusato di essere un “asset” della Russia, tanto da voler eliminare la NATO presumibilmente sempre per conto di Putin), ma soprattutto per il suo coinvolgimento nell’insurrezione del 6 gennaio 2020.

            Sembra che per tentare di ribaltare illegalmente le elezioni presidenziali a favore di Joe Biden fosse stata creata una struttura ben finanziata per realizzare sia la presa del Congresso Usa con le armi, che il posizionamento di cellule di falsi grandi elettori agli scrutini. L’obiettivo finale non é l’arresto di Trump, bensí una condanna che lo renda legalmente inammissibile alle prossime elezioni presidenziali del 2024.

            Poi c’é l’ultimo sviluppo politico, che puó essere considerato un colpo di genio del Partito Democratico. Lo spunto viene dal pensionamento dell’83enne giudice della Corte Suprema, il Democratico Stephen Breyer. Pensionamento piuttosto “forzato” perché i democratici non vogliono ripetere l’errore fatto con il giudice Ruth Ginsburg, rimasta alla Corte Suprema nonostante fosse gravemente malata e deceduta alla veneranda etá di 87 anni, permettendo all’allora presidente Trump di sostituirla con un giudice conservatore (Amy Coney Barrett).

            Ora che i democratici hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato, vogliono sostituire il giudice Breyer con un giudice democratico, in caso perdano la maggioranza.

            Ed ecco il colpo di genio annunciato prima. A sostituire il giudice Breyen, si candiderebbe la vice presidente degli Usa Kamala Harris.

            Tempo fa il presidente Biden aveva promesso che, durante il suo mandato, avrebbe nominato un giudice di colore alla Corte Suprema. La nomina di Harris, ex procuratrice dello Stato della California, non solo servirebbe a Biden per mantenere la sua promessa, ma anche per trasformare un elemento problematico in una doppia risorsa: un candidato di colore e donna.

            Infatti Harris é vista come un ostacolo alla desiderata rielezione di Biden nel 2024. Piazzando Harris alla Corte Suprema, Biden non solo troverebbe consensi, ma potrebbe mettersi alla ricerca di un candidato alla vicepresidenza che sia piú apprezzato dall’opinione pubblica della Harris, che nell’attuale ruolo ha accumulato molte critiche ed insuccessi.

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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