Pochi interventi normativi su diversi aspetti del settore perché la canapa entri nel mondo commerciale. Oggi prevale l’interesse per uno specifico ricavato delle infiorescenze della canapa, quello a basso valore del cannabinoide THC
Il settore della canapa industriale attende la completa attuazione della legge 242 del 2016 per esprimere tutto il suo potenziale in termini di prodotti utili e posti di lavoro nell’ambito della bioeconomia. L’Assemblea dei soci di Federcanapa ha visto la partecipazione di molti soci produttori e commercianti della canapa e anche di realtà esterne all’associazione.
Si nota che la politica nazionale sulla canapa continua a essere in stallo dopo il varo della 242, tuttavia è in atto una notevole attività imprenditoriale e progettuale nel Paese. Risultano mancanti ancora interventi normativi su diversi aspetti del settore che dovrebbero essere regolati e incentivati perché si possano vedere i diversi prodotti nazionali ricavati dalla pianta diffondersi nel mondo commerciale. Oggi prevale l’interesse per uno specifico ricavato delle infiorescenze della canapa, quello a basso valore del cannabinoide THC.
Il presidente di Federcanapa ha rilevato che il fitocomplesso di canapa è in realtà uno scrigno di oltre 500 princìpi attivi, cannabinoidi, terpeni, flavonoidi, carboidrati e così via, di estremo interesse non solo per le proprietà terapeutiche riconosciute dalla comunità scientifica, ma anche per le loro proprietà salutistiche, effetti antiossidanti, antiinfiammatori, lenitivi e così via, che li rendono idonei anche come prodotti nutraceutici e cosmeceutici. Tuttavia è necessario che le istituzioni riconoscano pienamente il diritto di trasformazione e commercializzazione delle infiorescenze di canapa industriale, purché nel rispetto delle norme della legge 242 e nel rispetto di altri 2 criteri fondamentali:
Si sta preparando un decreto ministeriale per integrare l’elenco delle piante officinali e la federazione ritiene necessario che l’intera pianta di Cannabis sativa L. a uso industriale, comprese le sue infiorescenze, sia ammessa a pieno titolo nell’elenco. Altri obiettivi di cui si è discusso nell’assemblea rilevano la necessità che il Ministero della Salute riconosca anche alle aziende non farmaceutiche il diritto di estrazione di CBD dalle infiorescenze di canapa, consentendone quindi l’impiego per cosmesi o come integratore. In tal caso le aziende garantiscano la separazione e lo smaltimento legittimo della sostanza psicotropa, ossia del THC.
Sia emanato finalmente il decreto attuativo previsto dalla citata legge 242 relativo alla concentrazione massima di THC negli alimenti, tenendo conto dell’orientamento ormai dominante a livello europeo (per esempio 10 ppm per l’olio di semi di canapa) e comprendendo anche la liceità d’uso delle infiorescenze entro i limiti di THC riportati nella legge stessa. E’ ancora necessario diminuire l’IVA sulle paglie della canapa, oggi al 22% e portarla al valore di quelle del grano al 10%. Fondamentale incrementare la produzione del seme di cultivar nazionali della pianta e sotto l’egida di Federcanapa e delle linee guida del suo Comitato Scientifico, si avvieranno presto prove di riproduzione di una o due varietà nazionali certificate e disponibili con un gruppo di aziende associate dal Veneto alla Sicilia.
Resta un problema importante da risolvere quello della meccanizzazione della raccolta di semi e piante, se si vuole di sviluppare una moderna filiera della canapa industriale. I macchinari esistenti non soddisfano ancora i produttori ed è necessario lavorare per ottimizzare quanto oggi è esistente con innovazioni e distribuzione idonea nel territorio delle macchine.
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