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Cerciello non aveva la pistola quando è stato ucciso

Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega non aveva con sé la pistola nella notte in cui è stato ucciso. È stato il comandante provinciale dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro a rivelarlo durante la conferenza stampa di ieri: «Cerciello aveva solo le manette. La pistola l’aveva dimenticata. L’abbiamo trovata nel suo armadietto in caserma. La cosa non cambia niente perché, come il collega Varriale, non avrebbe in nessun caso avuto il tempo di reagire».

mario cerciello rega

Il generale Gargaro ha ricostruito i fatti che hanno preceduto e seguito l’omicidio e ha definito «giusta» la decisione di mandare i due militari in borghese all’appuntamento con i due americani. «Esprimo il disappunto e dispiacere mio e di tutti i carabinieri di Roma per le ombre e i presunti misteri sollevati e diffusi in merito a questa vicenda in questi giorni, laddove una ricostruzione attenta e scrupolosa dell’intervento dei carabinieri ha dimostrato la correttezza e la regolarità dell’intervento, tra l’altro analogo e ricorrente a Roma non dico ogni giorno ma quasi, anche per i cosiddetti cavalli di ritorno».

Riguardo alla foto in cui si vede Natale Hjorth ammanettato e bendato, il procuratore Michele Prestipino ha sottolineato che i due americani sono stati «interrogati nel rispetto della legge».

Massimo Lugli, grande nerista, alla radio: «Procedura inconsueta, perché normalmente si va in più persone, si bloccano le vie di fuga e si teme una razione violenta come quella che c’è stata. Polizia e carabinieri evitano di tirare fuori le armi, soprattutto se c’è gente intorno, perché se vengono filmati succede un’ira di Dio. Non sono dotati ancora di armi non letali, che sarebbero la soluzione, come la bomboletta urticante e il taser. Quindi hanno due possibilità: o fanno a botte a mani nude oppure sparano, ma se sparano è la fine e parte la gogna mediatica. La reazione del ragazzo americano si spiega solo come un attacco di follia, perché la situazione non era certo problematica di per sé»[Dagospia].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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