Come è la spiritualità di un uomo impegnato di oggi? Non come quella di anni fa, certamente. Eppure la chiamata alla santità, ribadita dall’ultimo Concilio, è rivolta a tutti.
L’uomo d’oggi è chiamato ad essere spirituale nel bel mezzo della vita convulsa. E come è possibile? Per “spirituale”, per un cristiano, non si intende altro che un rapporto immediato con lo Spirito Santo. Necessariamente la spiritualità dell’uomo d’oggi non può che essere semplice. Non c’è tempo per congetture o lunghe meditazioni se non in qualche breve periodo all’anno. Merito di San Josemaría Escrivá è di aver vissuto lui per primo, e insegnato a vivere, un rapporto immediato con Dio.
Quando Sant’Agostino dice che Dio è nel suo cuore, più intimo a sé di lui stesso, allude alla presenza dello Spirito Santo nella sua anima in grazia. Il presupposto di questo atteggiamento è la convinzione che Dio è disposto a vivere sempre la parabola del figliol prodigo. Quella parabola è stata inventata da Gesù per farci capire che il ritorno a Dio è facile. Sono io che lo rendo complicato perché ragiono come il figliol prodigo: il mio peccato è troppo grande per essere perdonato, mi farò trattare da servo e non da figlio… mentre il Padre ragiona all’opposto: ammazzate il vitello grasso, portategli la veste più bella, mettetegli l’anello al dito. Gesù rappresenta bene il contrasto fra come penso io e come pensa Dio. Al Padre basta essere riconosciuto come Padre, basta che io sia pentito. Non aspetta che la mia conversione sia paludata da argomenti filosofici e approfondimenti teologici. Basta che io ritorni…
Mi sorprese San Josemaría che un giorno ci disse che lui viveva più volte al giorno la parabola del figliol prodigo. Mi sono distratto, anzi ho pensato e forse fatto cose cattive. Basta tornare e non ascoltare il diavolo che svolge la sua funzione: quella di dividere. Diavolo vuol dire proprio questo: colui che provoca la divisione.
Basta un attimo per tornare a Dio. San Giovanni stesso scrive in una sua lettera: anche se il tuo cuore ti rimprovera, Dio è più grande del tuo cuore.
Io devo riacquistare la fiducia che Dio è sempre lì. La vera disgrazia infernale è irrigidirsi e non essere più un bambino. Il regno dei cieli, la permanenza di Dio nel mio cuore, è di chi si fa come un bambino. Gesù lo ribadisce più volte agli apostoli. Negli ultimi secoli si è sentita l’influenza rigoristica della mentalità puritana, di marca ottocentesca inglese, che è entrata anche nelle coscienze cattoliche. Ciò che è materiale è peccaminoso, mentre invece Dio ha creato sia lo spirito che la materia. Oggi in realtà non c’è una ribellione verso la Chiesa come essa realmente è, c’è una ribellione verso il residuo di puritanesimo che riduce l’incontro con Gesù a una morale astratta. Invece Gesù è persona in carne e ossa, e chi vede Gesù vede il Padre, e chi legge il Vangelo è aiutato dallo Spirito Santo a capire l’infinita misericordia di Dio. Gesù dice che bisogna perdonare settanta volte sette: quanto più il Padre buono che è nei cieli saprà perdonare.
L’uomo contemporaneo, così occupato, troverà la strada del Padre se saprà vivere il rapporto con Dio come un bambino.
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