Giuseppe Conte è stato ricevuto ieri alla Casa Bianca da Donald Trump. Una breve visita, la prima per il premier italiano, piena di sorrisi, strette di mano, frasi d’intesa. Dopo la firma del Libro degli ospiti nella Roosevelt Room, i due presidenti si sono spostati nello Studio Ovale per un faccia a faccia, al termine del quale è seguito il bilaterale allargato alle rispettive delegazioni. «Conte è un buon amico sin dall’inizio – ha detto Trump poi in conferenza stampa – siamo entrambi outsider della politica: dobbiamo difendere i sogni dei nostri cittadini». Il presidente statunitense ha anche aggiunto: «Molti altri Paesi in Europa dovrebbero seguire l’esempio dell’Italia sull’immigrazione: riconosciamo il ruolo di leadership dell’Italia nell’Africa del Nord». Conte ha ricambiato i complimenti del padrone di casa: «Da avvocato, posso dire che Trump è un ottimo negoziatore, un grandissimo difensore degli interessi americani». Trump ha dato a Conte il via libera su tre questioni cruciali: la Libia («riconosciamo il ruolo di leadership dell’Italia nella stabilizzazione»); una cabina di regia permanente per il Mediterraneo («è necessario proteggerci dall’immigrazione illegale»); e la questione degli scambi commerciali e dei dazi («dobbiamo colmare presto il deficit commerciale»).
«Il Presidente americano ha sorvolato sull’ingente deficit (31 miliardi di dollari), salvo un brevissimo accenno in risposta a una domanda. Italia e Germania sono in situazioni analoghe quanto a bilancia commerciale e spese militari, ma Donald Trump ha chiaramente scelto la politica dei due pesi due misure, a nostro beneficio» [Stefanini, Sta]
«Per gli americani l’Italia è l’unica a conoscere tutto della Libia. Avevate ragione a essere contro l’intervento per rimuovere Gheddafi. Gli americani hanno imparato la lezione. Gli italiani possono essere una guida positiva in Libia a patto che impegnino molti più uomini, mezzi e truppe. Con uno sforzo maggiore potrete assumere la leadership e avrete il sicuro appoggio degli Usa» [Edward Luttwak a Marco Ventura, Mess].
La collana “Mandàla Affanculo” dell’editore Magazzini Salani offre agli acquirenti la possibilità di colorare, con i pennarelli, le parolacce. Qualche titolo: 40 categorie porno da colorare senza diventare ciechi; Ti saluta Stocazzo! Ignora e colora;
Vaffanculo. 40 insulti da colorare con animali carini ma stronzi; Suca. 40 parolacce da colorare con unicorni bastardi. Gli album sarebbero un successo editoriale, avrebbero già venduto 40 mila copie [Bartezzaghi, Rep].
Daniela Collu, in arte Stazzitta, sostiene che colorare parolacce la rilassa. «È un po’ come immaginare coniglietti suicidi per i fumetti. Apprezzo l’idea di adattare al mondo degli adulti album nati per i bambini. Di recente ho regalato quello degli insulti dialettali a un amico americano. Lo ha colorato durante il volo per gli Stati Uniti. Era entusiasta».
«Si è concluso domenica a Serramazzoni, sull’Appennino modenese, anzi per la precisione nella frazione di Pompeano, e per esser ancora più precisi al caseificio sociale bio Santa Rita, l’unico «Festival del letame» nazionale, tre giorni dedicati a una sostanza forse umile, magari non profumatissima ma preziosa. E, a quanto pare, piena di estimatori. “Tutti dicono che il letame è merda, invece no”, spiega dalla sua carrozzina di dolore Graziano Poggioli, bioarchitetto, ex assessore provinciale, una specie di guru che nonostante la brutta caduta parla del letame come un tifoso delle Juve di Cristiano Ronaldo: “Già il nome è bello. Deriva da “laetus”, quel che rende lieta la terra”. Proviamo a obiettare: però esce sempre dal sedere di una mucca… “Certo, ma c’è letame e letame. Anzi, purtroppo non ci sono più i letami di una volta, perché non si sa più preparare il letto alle vacche come va fatto. Il vero letame viene prodotto con la paglia o con le foglie di castagno o, meglio ancora, con quelle di faggio, e allora è l’equivalente dello champagne”. In effetti, al concorso per il miglior letame i giudici lo trattano come fosse cognac: prima si guarda, poi si annusa, infine, non potendolo assaggiare, lo si prende in mano (per i più schizzinosi, con i guanti) perché anche la consistenza conta. Infatti i veri connaisseurs lo lanciano contro una tavola: più resta attaccato e meglio è» [Mattioli, Sta].
Le vacche bianche modenesi, razza quasi estinta perché fanno poco latte e mangiano molto, producono però 10-12 chili di letame al giorno.
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