Al contrario di come si credeva all’inizio (e di come abbiamo scritto ieri anche noi) nel Documento di economia e finanza (Def) approvato martedì sera dal governo si parla vagamente di flat tax ma senza far cenno alle due aliquote al 15 e al 20%. Si afferma invece, genericamente, che «il governo intende continuare, nel disegno di legge di Bilancio per il prossimo anno, il processo di riforma delle imposte sui redditi (“flat tax”) e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l’imposizione a carico dei ceti medi. Questo nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica».
Il Documento ipotizza anche l’introduzione del salario minimo e una sanatoria fiscale per le aziende. Rinviati il provvedimento sui rimborsi ai truffati delle banche e i decreti Crescita e Sbloccacantieri. Confermata la crescita del debito pubblico nel 2019, fino a un rapporto col Pil del 132,8%. Per quanto riguarda l’Iva, il Def si limita ad affermare che si troveranno risorse tagliando un po’di detrazioni fiscali e fidando in una crescita minima (si prevede tra l’altro un aumento del Pil tendenziale di appena lo 0,1% e una crescita nel 2019 dello 0,2%).
Ieri, a Palazzo Chigi, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, prima di partire per il summit sulla Brexit a Bruxelles, ha pranzato con Salvini e Di Maio. Tra una portata e l’altra, sono rimasti a tavola due ore. Affrontata la questione dell’Iva. Stando a Conte «un aumento si può evitare puntando su spending review e tax expenditures». Più fiducioso Salvini che ha ribadito: «L’Iva non aumenta, non ci sono tasse sulla casa e non ci sono tasse sui risparmi: i soldi il governo li prenderà dalla crescita perché siamo uno dei paesi migliori al mondo». E se così non fosse, il capo leghista ha annunciato un piano B: «Stiamo ragionando anche del cambio di alcuni parametri europei perché vivere in una gabbia non fa per me e non fa per gli italiani. Non si può vivere sotto ricatto, sotto minacce e sotto vincoli. Una delle soluzioni è cambiare le regole europee».
«Il Def approvato martedì riporta le lancette della finanza pubblica a ottobre, quando è scoppiato lo scontro con Bruxelles. Con due incognite in più. Il percorso di discesa del deficit, dal 2,4% di quest’anno all’1,8% del 2021, è identico alla strada tracciata in autunno. Ma il punto di partenza del debito è più alto di 2,8 punti di Pil rispetto al piano della Nadef 2018. E soprattutto i numeri sono agganciati a una serie di misure extra che fra quest’anno e il prossimo devono portare la bellezza di 46,6 miliardi alla causa di deficit e debito. Senza questi aiuti, tutti i parametri punterebbero decisamente in alto aprendo rischi ulteriori per l’accoglienza dei nostri conti pubblici in Europa e soprattutto sui mercati» [Rogari e Trovati, Sole]
CLICCA QUI e ricevi gratuitamente anteprima completa via mail per un mese
Nel mezzo del campus universitario di Barclay in California scorre la vita di Dan Millman,…
Lunedì 22 aprile ore 18.30 avrò il piacere e l'onere/onore di intervistare Sebastiano Zanolli e…
Chi avrà scritto quelle frasi sessiste?Tu forse no.E se fosse stato il tuo collega?E se…
Il LinkedIn Top Post di oggi è di Simona Ruffino e ci parla di “social…
La bella stagione è ormai in arrivo. Che tu abbia in programma una vacanza o,…
Nella pittoresca Certaldo, cuore della Toscana e luogo natio di Giovanni Boccaccio, si prepara a…