DECRETO 8 aprile 2020 .
Integrazione al decreto di ripartizione del «Fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti» per l’anno 2020.
Art. 1.
Integrazione al Programma annuale 2020
1. È adottato il programma annuale di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti per l’anno 2020, a valere sulla quota stanziata dall’art. 78, comma 3, del
decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, per il «Fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti», di cui al comma 1 dell’art. 58, del decreto-legge del 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazione dalla legge 7 agosto 2012, n. 134. Il fondo è istituito presso AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, conformemente alle modalità previste dal regolamento (UE) n. 1308/2013
del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013.
2. Le tipologie di prodotti alimentari da distribuire alle persone più bisognose, e le somme rispettivamente stanziate, sono riportate nell’Allegato 1, che costituisce parte integrante del presente decreto.
3. AGEA provvede all’espletamento delle procedure di gara per l’acquisizione dei prodotti di cui all’Allegato 1, per la consegna dei prodotti in causa alle organizzazioni caritative definite dall’art. 1, comma 4 del decreto 17 dicembre 2012. L’aggiudicazione definitiva è condizionata e successiva alla conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e, in particolare, dell’art. 78, comma 3.4. Gli operatori che partecipano alle procedure di gara di cui al comma 3, si impegnano all’acquisto di prodotti di cui all’allegato 1 provenienti dalle regioni italiane, a partire da quelle maggiormente colpite dalla emergenza
COVID-19, e nei periodi maggiormente a rischio di spreco.
Una domanda: perché si è fatta una gara per la distribuzione di formaggio agli indigenti riservandola al PARMIGIANO REGGIANO DOP
Nonostante i dazi, il Covid e le incertezze sui mercati internazionali, il Parmigiano Reggiano chiude il primo semestre 2020 con il segno più che positivo sia in Italia che all’estero. I dati emergono da un’analisi del Consorzio Parmigiano Reggiano e del Centro Ricerche Produzioni Animali. Se in Italia l’aumento complessivo delle vendite a volume è stato pari al 6,1% (34.200 tonnellate contro le 32mila del semestre precedente), all’estero, l’export è cresciuto dell’11,9%: nei primi sei mesi del 2020 sono oltre 27mila le tonnellate di prodotto che hanno superato i confini italiani per raggiungere le tavole di tutto il mondo. Numeri quasi incredibili, considerando soprattutto il blocco quasi totale della ristorazione per mesi in tutto il mondo. Ma Il Consorzio, interpellato esplicitamente da EFA News, conferma che i numeri comunicati del semestre comprendono sia il retail che la ristorazione e il foodservice. Il 2020 è stato un anno eccezionale che ha cambiato anche la distribuzione dell’export del prodotto
TERESA BELLANOVA La risposta del Ministro
Spiace dover ribadire quanto ho già sottolineato nel corso dell’ultimo Question Time alla Camera anche se comprendo che la difficile e particolare situazione vissuta da alcuni comparti può ingenerare anche incomprensioni.
Il bando indetto dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) per la fornitura di olio d’oliva agli indigenti rientra nei Fondi Fead e risponde ai criteri imposti dalla normativa europea il cui capitolato prevede che l’olio extra vergine d’oliva sia ottenuto da olive prodotte, molite e confezionate nell’Unione europea.
Quanto al prezzo a base d’asta, è illuminante quel che si legge sul sito di Ismea: “di riflesso alla situazione globale anche i prezzi degli oli di oliva italiani stanno attraversando una marcata fase flessiva, con riduzioni per gli extravergini anche del 44% nel primo trimestre del 2020 su base tendenziale. Nei primi 3 mesi del 2020 la quotazione media dell’Evo italiano è stata di 3,1 euro al chilo, a fronte dei 5,61 euro del primo trimestre del 2019, posizionandosi sul valore più basso dal 2014 a oggi. Questa riduzione dei listini in Italia e all’estero ha permesso alle aziende imbottigliatrici di comprare a prezzi convenienti tanto che, con la crisi Covid 19 in corso, non sembrano esserci al momento particolari problemi di approvvigionamento”.
Solo due notazioni: la base d’asta fissata da Agea nel bando in questione risulta leggermente superiore alla quotazione media; mentre per alcune tipologie di prodotto ad unicità nazionale è possibile riferirsi alle Dop, per l’olio extravergine si deve necessariamente, se la gara è europea, fare riferimento a quello di olive prodotte, molite e confezionate in Ue.
Proprio considerate le particolari difficoltà che sta attraversando il settore, per me strategico anche in forza delle circa 500 cultivar che caratterizzano la nostra straordinaria biodiversità e per la qualità ed eccellenza delle nostre imprese, nell’ambito delle tipologie di prodotti destinati al Fondo emergenze alimentari che per la prima volta può contare su un monte di risorse nazionali pari a 300milioni, ho espressamente condiviso con gli enti caritatevoli che venissero previsti 20 milioni per l’acquisto, tramite procedure ad evidenza pubblica, di olio di oliva extravergine 100% italiano. Rispondendo così a due principi cardine: partire dal bisogno espresso dagli stessi enti caritativi che svolgono un ruolo insostituibile sul territorio; evitare sprechi alimentari, intervenendo sulle filiere italiane più a rischio.
“Non bastava la lentezza nell’erogazione dei pagamenti dei fondi Ue per agricoltori e allevatori, che la Lega ha denunciato più volte in Aula. Oggi Agea, infatti, attraverso un bando di gara, regala ben 8 mln di euro all’industria olearia, penalizzando i produttori italiani”. Lo scrivono in una nota i senatori della Lega, Gian Marco Centinaio, già ministro dell’Agricoltura e Giorgio Maria Bergesio, capogruppo in Commissione Agricoltura a Palazzo Madama. “Si tratta di una decisione incomprensibile e inaccettabile perchè la gara, così com’è stata concepita, prevedendo una riduzione significativa della base d’asta (3,2 euro al litro) e nessuna indicazione sull’etichetta di origine, favorisce gli imprenditori esteri”. “Il bando – proseguono gli esponenti del Carroccio – avrebbe potuto rappresentare un’importante boccata d’ossigeno per tutto il comparto nazionale e un aiuto concreto per i cittadini in difficoltà. Spiace, invece, dovere constatare che ad oggi Agea, con la sua attività si conferma solo come una guida di cose da non fare assolutamente se si vogliono aiutare i nostri produttori agricoli e le nostre filiere agroalimentari, che pure hanno subito i contraccolpi della crisi economica legata al Covid”.
Neanche noi potevamo immaginare che la gara Agea per la fornitura di olio extra vergine di oliva per gli indigenti andasse a un prezzo così basso: 2,28 euro/litro al minimo (lotto 1), 2,31 euro/litro al massimo (lotto 4).
Quando Teatro Naturale scatenò il caso, avevamo ipotizzato un prezzo di fornitura intorno ai 2,5 euro/litro, in linea con quanto viene usualmente offerto ai supermercati nelle ultime settimane.
Un’offerta così bassa non se l’aspettava forse nessuno, neanche Agea che, infatti, giudica la proposta della società Oleificio Salvadori S.r.l., che si è aggiudicata tutti e quattro i lotti dell’appalto,un’”anomalia”.
Così, come si legge nel comunicato del 19 agosto, che aggiudica la gara, vi è stata una verifica offerta anormalmente bassa, ai sensi dell’art. 97 del Codice degli Appalti.
In effetti l’offerta della Oleificio Salvadori S.r.l. è 16 centesimi al litro inferiore a quella del secondo offerente (Basso Fedele&Figli S.r.l.) che, a sua volta, è più bassa di soli 3 centesimi del terzo offerente (Oleificio Zucchi SpA).
Agea ha quindi chiesto una spiegazione circa la composizione dell’offerta alla società Oleificio Salvadori S.r.l. Secondo quanto risulta a Teatro Naturale non vi è stato nessun riscontro oggettivo, tipo una campionatura o verifiche in azienda, ma puramente documentale. Agea avrebbe richiesto alla Oleificio Salvadori S.r.l. uno o due contratti di acquisto di olio extra vergine di oliva comunitario a quotazioni compatibili con quelle dell’offerta formulata.
In altri termini, Agea ha voluto, mediante lo scambio di corrispondenza di inizio agosto, placare sul nascere qualsiasi polemica riguardo l’accettazione di un’offerta anomalmente bassa. Hanno chiesto spiegazioni e tanto dovrebbe bastare.
Ma forse anche no.
Non sarebbe stato insensato procedere a qualche indagine supplettiva su tale fornitura, anche per assicurarsi che agli indigenti fosse fornito del vero olio extra vergine di oliva.
Chi ha la memoria lunga, o un archivio di articoli particolarmente nutrito come quello di Teatro Naturale, non faticherà a ricordarsi quanti scandali ci siano stati sull’extra vergine nel recente passato.
Ecco allora che ci sopraggiunge alla mente un colloquio telefonico tra due personaggi, nel corso di un’inchiesta del 2013. Uno di questi ha patteggiato, l’altro è stato condannato in primo grado. Entrambi sono tutt’ora in attività. Il primo, l’acquirente, notissimo proprietario di un grande oleificio toscano chiedeva una “parvenza di extravergine”. Aggiungendo: “Dev’esse’ un olio extravergine, quanto meno devi rischiare sia extravergine”. Ottenendo però dal venditore questa risposta: “E tu sai bene il che tu compri a 1 e 88”.
Fatti accaduti un secolo fa… forse.
Siamo assolutamente certi che le procedure siano state scrupolosamente rispettate. Le carte sono in regola. Esattamente come nel passato. Le carte sono sempre formalmente in regola finchè qualche inquirente non decide di guardarci meglio, scoperchiando il vaso di pandora.
Ovviamente la speranza è che agli indigenti, che già debbono sopportare una situazione di disagio economico-sociale complicatissima, vada del vero extra vergine di oliva.
La gara prevede che il vincitore possa essere scrupolosamente attenzionato, con analisi e controlli minuziosi. La speranza è che tutti questi controlli vengano effettivamente attivati.
Il passato, se ha ancora un valore, insegna quando le circostanze meritano un surplus di cautela perchè lo Stato non può permettersi di offrire agli indigenti un olio che di extra vergine ha solo la parvenza.
N.D.R. per questo articolo Alberto Grimelli ha ricevuto una diffida dagli avvocati dell’azienda Oleificio Salvadori S.r.l.
Gli olivicoltori italiani hanno il diritto di conoscere i parametri con i quali Agea ha giudicato “congrua” l’offerta di olio extravergine d’oliva a 2.28 euro al litro destinato agli indigenti, e siamo pronti dalla Puglia, in collaborazione con le associazioni del terzo settore, attraverso il nostro sistema di Op, frantoi, cooperative e i nostri laboratori, ad analizzare a nostre spese questo prodotto acquistato dallo Stato per essere certi si tratti di un olio extravergine d’oliva reale e di qualità.
È quanto afferma Onofrio Spagnoletti Zeuli, portavoce dell’associazione Restart all’indomani dell’aggiudicazione definitiva del bando di acquisto di olio extravergine d’oliva destinato ad indigenti.
A fine luglio la stessa associazione, nata dall’esperienza dei gilet arancioni dell’agricoltura del 2019, definì l’asta al ribasso da 8 milioni di euro messa in campo da Agea per l’acquisto di olio di origine comunitaria un vero e proprio “blitz estivo contro gli olivicoltori italiani”.
Nelle ultime ore l’aggiudicazione definitiva con Agea stessa e, quindi lo Stato, che ha valutato congrua l’offerta risultata vincitrice di 2.28 euro al litro.
“Tralasciando per un attimo il fatto che, vista la scelta di luglio di Agea e del Governo, le Dop italiane dell’olio, a differenza di quelle del formaggio, non meritano di essere valorizzate, chiediamo agli stessi un atto di trasparenza con la pubblicazione dei dettagli dell’offerta risultata vincitrice e dei parametri con cui la stessa Agea ha ritenuto congrua l’offerta di 2.28 euro al litro – ha sottolineato Spagnoletti Zeuli -. Chiediamo con forza alle associazioni del terzo settore che riceveranno questo prodotto di inviarci a nostre spese campioni di questo olio per analizzarlo e, insieme, assicurarci che agli indigenti venga donato un olio se non italiano, almeno di qualità”.
“Ci auguriamo che nel prossimo bando per indigenti destinato all’olio extravergine d’oliva, annunciato dalla Bellanova, siano valorizzate le produzioni 100% italiane e Dop di qualità e che i parametri di congruità vengano valutati sulla base del mercato reale”, ha concluso Spagnoletti Zeuli.
Gli operatori, già a inizio dell’anno, avevano affermato sottovoce che le quotazioni dell’olio di oliva non sarebbero risalite finchè la Tunisia avrebbe avuto olio da vendere.
Così è stato.
L’Osservatorio Nazionale dell’Agricoltura (ONAGRI) ha pubblicato il suo bollettino sulle esportazioni di olio d’oliva tunisino. Nel mese di luglio 2020 sono aumentate del 73,8% rispetto al mese di luglio 2019, un dato abbondantemente più basso rispetto al 173% fatto registrare nei primi sei mesi dell’anno, sempre secondo la stessa fonte.
Nei primi sei mesi del 2020, la Tunisia ha commercializzato 240 mila tonnellate di olio d’oliva, contro le 88 mila dello stesso periodo del 2019, a un prezzo medio di 1,75 euro/kg, contro i 2,74 euro/kg degli stessi mesi del 2019.
E’ sufficiente esaminare i grafici delle vendite, in volume e valore, dell’olio tunisino nei primi sei mesi dell’anno per accorgersi che il boom si è registrato nei mesi del lockdown (marzo e aprile) con il prezzo minimo toccato proprio a aprile a 1,64 euro/kg.
La lenta discesa da maggio è indicativa della scarsità delle scorte tunisine che, pur con un’ottima campagna alle spalle, da oltre 350 mila tonnellate, si stanno assottigliando, causando anche un rialzo delle quotazioni.
Come ammesso dallo stesso Osservatorio Nazionale dell’Agricoltura è stato proprio l’olio d’oliva ad aver salvato la bilancia commerciale agroalimentare tunisina, considerando che l’export di altre derrate alimentari, come agrumi, pesche e datteri, sono leggermente diminuite.
La diminuzione delle giacenze tunisine ha fatto in modo che riprendesse quota anche la quotazione dell’extra vergine andaluso, tornato leggermente sopra i 2 euro/kg. Finito l’olio tunisino si ricomincia a comprare in Spagna.
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