Qualche giorno fa su questo giornale abbiamo commentato la notizia di sei arresti nell’ambito di una operazione antiusura condotta dalle forze dell’ordine sul litorale romano. Una attività che non conosce soste: gli investigatori hanno sgominato un’altra banda di usurai che operava da tempo nel quartiere Laurentino a Roma per cui la Squadra Mobile coordinata dal Pool antiusura della Procura della Repubblica di Roma, ha eseguito quattro misure cautelari.
Denunciare è importante. Lo confermano queste operazioni: “Il coraggio delle vittime che con le loro denunce hanno fatto scattare le indagini – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e la bravura degli investigatori hanno permesso di porre fine all’azione criminale perpetrata dai malviventi finiti agli arresti domiciliari, che dovranno ora rispondere dei reati di usura, estorsione aggravata ed esercizio abusivo di attività finanziaria. In Tribunale ci saremo anche noi, perché siamo pronti a costituirci parte civile al fianco delle vittime, come fatto in altri processi per usura. Chissà per quanto tempo ancora sarà possibile farlo, visto che la riforma della giustizia prodotta dalla Commissione Lattanzi vuole estromettere le associazioni dalle aule di giustizia, impedendo alla società civile di essere partecipe nei processi, a partire da quelli delicatissimi nei confronti della criminalità organizzata. Come in questa vicenda, che conferma il livello di allarme altissimo raggiunto dall’usura a Roma. Un’emergenza che merita la massima attenzione da parte delle istituzioni e il pieno sostegno alle vittime”.
Il quartier generale della banda era il Laurentino, ma le vittime sono anche di altre zone di Roma: Eur, Tintoretto e Marconi, Appio e Portuense. Ai prestiti a piccoli imprenditori e persone in difficoltà economica a tassi usurai che andavano dal 130 al 480% si aggiungevano le minacce, perché le vittime non riuscivano a restituire somme che nel giro di pochi mesi aumentavano a dismisura, fino a raggiungere anche cinque volte l’ammontare del prestito. L’azione della banda è stata ricostruita anche grazie ad intercettazioni, svolte tra marzo 2018 e giugno 2020.
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