Basterebbe che medici e infermieri osservassero l’orario normale per far crollare il sistema. Sarebbe una catastrofe. Morirebbero tanti contagiati. Invece, lavorano 14 ore al giorno e sono solidali con chi soffre. Certe categorie hanno senso di responsabilità. C’è persino chi sviene per il sonno e la stanchezza. C’è pure chi minaccia di scioperare. Non si era mai sentito in un momento così drammatico per il paese. La protezione della salute è un diritto di tutti, anche dei metalmeccanici. La FIOM trovi l’accordo con gli industriali. Ma il paese deve continuare a vivere e qualcuno a lavorare.
Bene fecero gli inglesi a scegliere la Brexit avendo eletto un premier che non ha nulla di europeo né di cristiano. Non spenderanno nulla per la prevenzione. “Che il virus si diffonda pure. Purtroppo molte famiglie perderanno i propri cari”. Il progetto prevede che il 60% della popolazione sarà contagiato. Chi sopravvive sarà immune. Il paese è nelle mani di un esaltato, controllato da un’anziana signora che non ha le energie per redarguirlo. C’è chi ammira quel popolo di pavidi che non reagisce neppure quando nonni e familiari dalla salute cagionevole sono condannati a morte.
Nella campagna del profondo sud per risolvere i problemi sentimentali si consulta ancora la fattucchiera. Se il marito lascia la moglie, non si ricorre alla persuasione né all’intervento di figli e familiari, ma ai tarocchi che suggeriscono di incendiare la casa dell’uomo. Solo così – dice la cartomante imbrogliona – potrà tornare da lei. E, con l’aiuto di alcuni esseri primitivi, la donna esegue. Ma, per fortuna, malamente. Tanto che il pronto intervento dei vigili del fuoco riesce a limitare i danni. La comitiva di imbecilli per ora è agli arresti. La pena più adeguata, però, è prenderli a calci nel culo.
Strano, che tutti gli sportivi – Malagò, Tommasi e Lippi, per citarne qualcuno – chiedono la sospensione degli incontri, a tutela della salute degli atleti e di centinaia di persone che – seppure si giochi a porte chiuse – frequentano lo stadio. Mentre le autorità del Calcio fanno a scaricabarile per non decidere. Il ministro dello Sport ha chiaramente detto in TV che “quelli pensano solo al denaro, non a arginare i contagi”. E se ci fossero complicità – io non ci credo, ma sorge il sospetto – con chi ha interesse che il campionato non si fermi? In effetti ci sono tanti soldi in ballo, e non si sa mai.
Erano tutti giovani, perlopiù universitari, in preda a una frenesia da aria di casa. Si scapicollavano in modo ridicolo per la scalinata della stazione Garibaldi col bagaglio tipico dei profughi, come se fosse scoppiata la guerra. Per prendere l’ultimo treno notturno della salvezza. Come se a Milano fosse arrivata la peste, di cui probabilmente erano già contagiati. La portavano inconsciamente nel loro sud, a familiari e amici, più poveri ma ancora sani. Li dimenticano nei momenti di gioia e spensieratezza, ma ne sentono il bisogno nelle difficoltà, quando squilla l’allarme della paura.
Di fronte al Coronavirus gli italiani si sono rivelati più responsabili di quanto si pensasse. Non importa se rispettano le regole per acquisita disciplina o perché se la fanno sotto. Hanno capito che non è una comune influenza. Le strade di città sono deserte, come pure i mezzi pubblici. I pochi passanti sono diretti al supermercato che svuotano in preda a nevrosi. Si rispettano le distanze suggerite in farmacia per acquistare mascherine superflue. In giro c’è solo qualche spacciatore e chi non può fare a meno della dose quotidiana di coca. Ma poi torna a casa. Siamo di nuovo brava gente.
Neppure tra le alte sfere della politica, della cultura e dell’industria – ma neanche il Papa, c’è chi è stato mai talmente giubilato.Ricevimenti affollati, tele interviste interminabili, ammiratori in lacrime e moltitudini di colleghi plaudenti. Mentre a Benedetto XVI niente. È comprensibile che ci sia un po’ d’invidia. Non disse nulla quando, lasciando il soglio di San Pietro, nessuno lo festeggiò. Pensava che fosse l’usanza italiana. Adesso, però, c’è rimasto male. È vero che non può paragonarsi a certi personaggi della TV. Benché, essendo stato il vicario di Cristo, un certo seguito ce l’ha pure lui.
Chissà se quarantena e coprifuoco contribuiranno a spazzare gli sciacalli che approfittano di qualsiasi occasione per disseminare false notizie e infondere odio, paura e panico. C’è pure chi attribuiva la comparsa dell’epidemia alla Cia i cui scienziati avrebbero creato il Coronavirus in laboratorio per indebolire la Cina. Per altri le precauzioni erano esagerate, trattandosi di una comune influenza. Molti, speculando sull’ingenuità di un popolo credulone, accusavano le multinazionali di averlo diffuso per vendere più medicinali. Ecco come gli idioti spiegano un dramma dell’umanità.
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“Viaggio nella vita” è un libro di filosofia in cui, per renderlo più gradevole, la teoria è stata sostituita da aneddoti. Esorta i giovani a non imitare noi genitori e nonni che, trasgredendo le regole più elementari della convivenza civile e assecondando una politica condotta da mediocri, gli abbiamo complicato la vita e compromesso il futuro.
Solo la nuova generazione può salvare l’Italia, sorvegliando che nessuno si ritenga più furbo di altri. Se no, crollerà tutto. Se a corrompere e rubare sono solo i delinquenti – com’era un tempo – la società può ammortizzare il danno. Se, invece, a trasgredire sono tutti, il fallimento è inevitabile, anche per coloro che lo hanno causato.
Il libro trasporta il lettore in una favola nella quale si immedesima, diventandone protagonista felice. Al termine della lettura, tornando alla triste realtà, si rende conto che non si è trattato di un sogno ma della vita che tutti potremmo vivere se ognuno di noi si comportasse un po’ meglio.
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