Frate Cipolla, nato dalla penna di Boccaccio, è un personaggio negativo senza essere biasimabile, un truffatore di mezza tacca che approfitta dell’ignoranza e della credulità del popolo per ricavarne il massimo vantaggio possibile.
“Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso, il miglior brigante del mondo; ed oltre a questo, niuna scienza avendo, si ottimo parlatore e pronto era che chi conosciuto non l’avesse, non solamente un gran rettorico l’avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tullio medesimo o forse Quintiliano” (dal Decamerone , VI, 10).
Era sua abitudine andare per le contrade a raccogliere le elemosine mostrando reliquie fasulle come quando promise di porre alla devozione dei fedeli le penne lasciate dall’arcangelo Gabriele durante l’annunciazione.
“Erano quando frate Cipolla queste cose diceva… due giovani astuti molto… i quali, poi, alquanto tra sé ebbero riso della reliquia… seco proposero di fargli… alcuna beffa“.
Essi, difatti, trovarono il modo di sostituire le penne, che in realtà erano di pappagallo, con dei carboni.
La cosa, arrivato il giorno e il momento dell’ostentazione della reliquia, non turbò affatto il frate che, prontamente, cambiò versione e con grande abilità retorica riuscì a far credere agli ” sciocchi “convenuti che aveva, forse per intervento divino, scambiato il cofanetto delle penne con quello che custodiva i carboni” coi quali fu arrostito San Lorenzo”.
Il discorso-predica, volto a convincere della sincerità delle sue parole è un pezzo di bravura in termini di arte dell’inganno e della persuasione, pieno di frasi ad effetto, in cui l’ovvietà è presentata come eccezionalità, la banalità presa per fatti mirabolanti.
Il frate, ad esempio, con un eloquio da fuoco pirotecnico parla di luoghi visitati dove gli uomini vanno con gli zoccoli, fanno salsicce, le acque corrono all’ingiù, i pennati “volano, cosa incredibile a chi non l’avesse veduti“.
In merito alle reliquie, poi, il capolavoro di inventiva resta senza fiato e dichiara di averne a disposizione una collezione inesauribile come “il dito dello Spirito Santo, il ciuffo del serafino, i raggi della stella dei re Maggi, le coste del Verbum – caro-fatti-alle-finestre (Verbum caro factum est ), il suono delle campane del tempio di Salomone” ecc.
Insomma frate Cipolla si prende gioco del popolo ignorante, stordendolo con funambolismi verbali che rendono favolose e prodigiose le banalità più banali.
La sua spregiudicatezza ciarlatana, in tal modo, riesce ad infinocchiare gli sciocchi ascoltatori e ad innescare atteggiamenti superstiziosi, irriverenti e irrispettosi del Sacro.
La sua arte oratoria, però, non nasce da consapevolezza culturale in quanto il frate è un emerito ignorante, ma dall’astuzia che affina praticando gli uomini e dalla conoscenza dei loro vizi e delle loro debolezze nonché dalla sua capacità di interpretarne i bisogni.
Al successo dell’oratoria luciferina di frate Cipolla contribuisce il popolo, pronto a bere e a trangugiare tutto il carosello di menzogne e per il quale il frate diventa una sorte di eroe anche se di BASSA LEGA.
La morale è lucida: più la spari grossa, più è facile far passare come credo l’assurdità più impensabile o più banale.
È la stessa tecnica di alcuni politici del nostro tempo, sia di livello nazionale che locale. Sia che si tratti di onorevoli o di sindaci di piccoli paesi la massima è sempre la stessa: DILLE TALMENTE INDECENTI E GROSSE CHE SE GLI UOMINI CREDONO È SEGNO CHE SI PUÒ DIRE DI TUTTO E PASSARE ANCHE COME UN EROE SALVATORE.
Del resto se esistono gli schiocchi perché non approfittarne?
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