Il piacere dei sensi

Il virus del cruciverba

A parte lo “schema libero” di Piero Bartezzaghi, che per quasi quarant’anni ha fatto deliziosamente “impazzire” milioni di italiani, non si è mai verificato dalle nostre parti un fenomeno come quello scatenatosi un tempo in Germania. Eppure da noi l’enigmistica è di casa (non solo quella dei cruciverba ‒ che è cosa diversa dall’enigmistica ‒ ma anche quella più “cólta” degli enigmi e delle sciarade); siamo forse più capaci di “giocare”, di scherzare, di sorridere a quanto ci sta intorno.
Viene in mente “Gian Battista l’enigmista”, il protagonista di una serie di gustose storielle che Federico Fellini firmava su un tabloid dell’immediato dopoguerra (il “Marcantonio Enigmistico”); ogni settimana il simpatico personaggio appariva continuamente impegnato a proporre i suoi pseudo-indovinelli che seguivano la moda, già allora viva, delle parole incrociate:
«Buongiorno» disse Gian Battista entrando nello studio del signor Paolo «ho l’onore di chiederle la …». Si interruppe, sorrise, agitò graziosamente un ditino nell’aria, strizzò un occhio e, inclinandosi un poco in avanti, concluse:

«La signora la porge in modo gentile,
il cavaliere la bacia con fare servile
».

Ma il signor Paolo non intende, e neppure i successivi analoghi tentativi riescono a far comprendere le intenzioni dell’originale pretendente e la storia, dopo una conversazione svolta tutta con le stesse modalità, si conclude – come al solito – infelicemente:

«Oh che sorte trista…
ha avuto Gian Battista!
».

Inventati nel 1913 da Arthur Wynne, un giornalista di Liverpool emigrato negli Stati Uniti, e portati al successo da Margareth Petherbridge, una redattrice del “New York Word”, i Cross Word Puzzle sbarcarono in Italia una decina d’anni dopo conquistando un numero sempre crescente di appassionati. Nel 1925, Mondadori pubblicò addirittura un album, intitolato Cruciverba, ricco di esempi e di una introduzione tecnica; vi collaborarono nomi di spicco come Valentino Bompiani, Emilio Cecchi, Enrico Piceni e Fernando Palazzi, che firmò una divertente prefazione:

«Qui comincia il capriccioso libro dei cruciverba, che gli inghelesi cognominano del puzzelo; con abundantia di disegni sperticatissimi et arcimajuscoli, e burle, baie, girandole, cantafavole et altre stravaganzie sfoggiate; tutte piene di piacevole dottrina e di profittevole sollazzo, dette e scritte ad ammaestramento universale dei popoli e particolare degli uomini.
Parti, o discreto lettore, che queste sian favate per gli allocchi o per genti da dozzina? Ma in buona fede, no! Che anzi egli è libro sustanzievole molto, e molto assai arcibellissimo, pei gran Maestri d’ogni scientia, per barbassori e baccalari d’ogni loco d’Italia, o vogliam dire insomma per quegli uomeni badiali che sono in cima agli altri uomeni, e vanno sempre imbriacati d’alti pensamenti…
» (Palazzi, 1925).

L’amore per i mots croisés colpì pure Tristan Bernard, il quale dedicò loro molto del proprio tempo e del proprio talento:

«…quando nel pacco della posta quotidiana trovo un giornale di parole incrociate, nessuna potenza umana (né divina) potrebbe impedirmi di abbandonare in fretta e furia il normale lavoro, al quale sto accudendo, per consacrarmi anima e corpo alla deliziosa ricerca del 3 orizzontale o del 6 verticale…»

scriveva Bernard a Renée David, direttrice de “Le journal des mots croisés”. Sono sue alcune simpatiche definizioni facilmente traducibili: MURATORE: «un tipo edificante», MARGHERITA: «si spoglia per l’innamorato», TATUATO: «punto sul vivo».


Il cruciverba francese trova, poi, altri artigiani illustri come Robert Scipion e Michel Laclos. Robert Mettetel, nell’immediato secondo dopoguerra, fa definizioni in distici alessandrini per la rivista “Nouveaux mots croisés”, mentre in Italia Mario Daniele, sul “Marcantonio enigmistico”, compone definizioni in endecasillabi, tutte su di un tema scelto di volta in volta e illustrato nella stessa griglia; abbondano così le silhouettes femminili e l’argomento dominante delle poetiche definizioni è proprio la donna.

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Raffaele Aragona

Raffaele Aragona (Napoli), ingegnere, ha insegnato Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli “Federico II”. Giornalista pubblicista, ideatore e promotore dei convegni di caprienigma, è tra i fondatori dell’Oplepo. Per la “Biblioteca Oplepiana” ha scritto La viola del bardo. Piccolo omonimario illustrato (1994) e molti altri lavori in forma collettanea. Autore di Una voce poco fa. Repertorio di vocaboli omonimi della lingua italiana (Zanichelli, 1994), ha curato per le Edizioni Scientifiche Italiane, i volumi: Enigmatica. Per una poietica ludica (1996), Le vertigini del labirinto (2000), La regola è questa (2002), Sillabe di Sibilla (2004), Il doppio (2006), Illusione e seduzione (2010), L’invenzione e la regola (2012). Sono anche a sua cura: Antichi indovinelli napoletani (Tommaso Marotta, 1991, ried. Marotta & Cafiero, 1994), Capri à contrainte (La Conchiglia, 2000), Napoli potenziale (Dante & Descartes, 2007) e il volume Italo Calvino. Percorsi potenziali (Manni, 2008). Ha pubblicato il volumetto Pizza nella collana “Petit Précis de gastronomie italienne” (Éditions du Pétrin, Paris, 2017). È autore di due volumi per le edizioni in riga (2019): Enigmi e dintorni e Sapori della mente. Dizionario di Gastronomia Potenziale. Il suo Oplepiana. Dizionario di letteratura potenziale è pubblicato da Zanichelli (2002).

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