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Il volto della vecchiaia di Camilleri batte FaceApp

Foto modificate dall’algoritmo dell’App più in voga del momento (FaceApp) impazzano sui social, sono due giorni che mi appaiono i volti trasformati di tanti amici e conoscenti. Io non lo faccio, non mi interessa “vedere” il futuro, credo nel futuro ma non ho mai amato saperne di più.

E proprio stamane un vecchio immenso come Andrea Camilleri ci lascia con la sua faccia solcata dagli anni, le sue mani nervose e segnate dal tempo, lui che ci è apparso sempre un anziano che ha vissuto la vita a piene mani, un uomo che ha goduto con ottimismo della sua esistenza, un essere umano che nulla si è fatto mancare.

Andrea Camilleri

Vorrei fosse virale il suo viso, il viso di un uomo che ha divorato la vita e non si è fatto divorare, un uomo che ha saputo invecchiare con consapevolezza e coraggio. Il suo volto a noi caro, quanto la sua magistrale penna, è il volto della maturità, perché il grande successo arrivò con la “La forma dell’acqua” ed il suo Commissario Montalbano nel 1994 quando aveva già 69 anni. Camilleri parlava della vecchiaia come di una cosa “inevitabile”, raccontando di una vita lunga e breve, nello spiegare il suo immenso e sconfinato amore per la vita.

In un’intervista di Simonetta Fiori per La Repubblica, in occasione dei suoi 90 anni dichiarò alla domanda, se fosse diventato più saggio con l’età: “No, la saggezza mentale non l’ho mai avuta e continuo a non averla. Ho conquistato il buon senso. Mentre prima avevo posizioni radicali  –  e non parlo della politica  –  oggi capisco meglio le ragioni degli altri, anche se non le condivido“.

Un’applicazione per i social non ci rende saggi e non ci dona il buon senso, le parole e le opere di Camilleri diventano un faro per le nostre vite, e così diventano proverbiali le sue considerazioni a tal proposito: “Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo delle libertà“.

Per ricordarlo oltre alla sua vita, le sue opere, interviste e racconti raccolgo due testimonianze straordinarie di due scrittori che in stili diversi amano le parole, la scrittura e la vita con grande intensità.

“Le sue opere resteranno per sempre anche se lui non c’è più – il ricordo dello scrittore Giancarlo De Cataldo – è la magia di un narratore che governava come nessun altro le parole e le mille storie degli esseri umani. E che ci ha aiutati a vivere meglio: perché è a questo che servono le storie. A renderci migliori”.

E vorrei lasciare a Pietrangelo Buttafuoco il ricordo finale, di un amico, un siciliano, uno scrittore, un narratore: “E’ radice a se stesso, Andrea Camilleri, è nell’elenco dei grandi – Verga, De Roberto, Pirandello, Sciascia – che hanno fatto della Sicilia il luogo della letteratura universale”.

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Tiziana Buccico

Tiziana Buccico, napoletana verace, classe 1969, da sempre appassionata di politica, cultura e Medio Oriente. Un passato di uffici stampa tra cui l’Istituto italiano per gli Studi filosofici. Poi giornalista di pagine di cultura e società, come “moscone” per i quotidiani “La Città” e "il Corriere del Mezzogiorno”. Ha lavorato per uffici stampa politici e istituzionali (Regione Lazio e Consiglio Regionale del Lazio), organizzando eventi e campagne elettorali. Pezzi di vita vissuti tra Gottingen, Vienna e Parigi, viaggi avventurosi e curiosi. Per otto anni, sino al 2017, è stata in Iran per seguire marito e famiglia ma occupandosi a tempo pieno della Scuola Italiana “Pietro della Valle” di Teheran, come Vice Presidente . Da allora la passione per i viaggi e le culture diverse è cresciuta e si è anche trasformata in una rubrica Treccani dal titolo “Via della Seta”. Rientrata in Italia si occupa di social, politica, giornalismo ed eventi culturali mantenendo così un filo diretto con quella parte del mondo che le ha cambiato la vita. Social media manager dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive.

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