Classici contemporanei

L’attimo fuggente di Peter Weir

La riflessione di questa settimana prende spunto da un articolo dell’Espresso di Matteo Nucci sul ruolo e il valore della scuola ma soprattutto dalle considerazioni offerte da un classico della Cinematografia :”L’ATTIMO FUGGENTE ” di Peter Weir recentemente riproposto non ricordo bene da quale rete televisiva nazionale. Scrive Nucci: “Schole deriva dal greco e significa tempo libero… la a- scholia, al contrario, era il tempo necessario a produrre, un tempo che andrebbe limitato il più possibile. Nella nostra esistenza ciò che davvero conta è il tempo che ci è dato da vivere e di questo tempo solo il minimo indispensabile deve essere impegnato per produrre, per far soldi” .

Il tempo che conta è quello dedicato alla riflessione, all’analisi, al pensiero critico, quello capace di realizzare una vita degna di essere vissuta. È questo il senso anche della storia raccontata da Peter Weir nell’ATTIMO FUGGENTE e del “Carpe Diem“ del prof Keating: “Cogliete l’attimo, ragazzi, rendete la vostra vita straordinaria“, nel senso di renderla unica, originale, inimitabile, indimenticabile perché vissuta intensamente nel pieno rispetto del proprio potenziale umano, delle proprie inclinazioni, della libertà di ogni esistenza.

L’attimo fuggente di Peter Weir

Il prof. Keating in una realtà conformista, rigidamente ingessata in schemi fissi, costruita su vuote apparenze, sull’utile a tutti i costi, insegnava il valore del libero pensiero, il fascino determinato da altre possibili vie rispetto a quelle imposte, generalmente seguite e ritenute acriticamente valide. Valorizzava il significato problematico ma accattivante della KRISIS , cioè la bellezza di una scelta libera e consapevole che, tra tante possibili, consente la possibilità di una direzione autonoma.

È chiaro che in tutto questo la scuola in generale e la letteratura in particolare hanno un ruolo fondamentale: la scuola, in quanto luogo fisico dove si cresce e si matura insegna a ragionare; la letteratura, in quanto spazio mentale, insegna ad interrogarsi sui grandi temi della vita: l’amore, la bellezza, la giustizia, il bene . Sicuramente la matematica, le scienze, le moderne tecnologie sono nobili discipline ma sono le dottrine filosofiche, le scienze umane alla base di una vita consapevole e ricca di esperienze uniche, creative ed originali. La matematica insegnerà cosa è una linea retta ma mai saprà rispondere in merito alla rettitudine, all’onestà, ai grandi principi morali che regolano le società civili.

La deriva del nostro tempo, difatti, è soprattutto causa di una crisi culturale che ha fatto smarrire i valori dell’anima, che ha posto al centro degli interessi l’utile, il guadagno, il vantaggio a qualsiasi costo. Non vi è dubbio che nessun progresso sarà mai possibile senza il contributo di una paideia che realizzi l’esperienza costruttrice e liberatrice del dialogo, che produca emozioni per creare talenti del pensiero libero e capaci di contrastare l’inaridimento dei cuori, la meccanizzazione della mente .

Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non rassegnatevi a questo, ribellatevi, non affogate nella pigrizia mentale“, ammoniva il prof Keating. In altri termini invitava a non accettare le dure leggi del più forte, ma a lottare sempre per il bello e per il bene platonicamente intesi, a non divenire schiavi delle leggi della sopraffazione economica ma di nutrirsi di letteratura e di poesia, forze indispensabili per tenere in vita l’UOMO.. Un uomo che oggi Diogene non troverebbe più perché perduto nel mare del non senso, del disumano, incapace di percepire la responsabilità di Esserci e di esserci al mondo insieme agli altri, un uomo che oggi ha smarrito la differenza tra un bullo incapace di pensare e un giovane riflessivo, tra corteggiare una ragazza e stuprarla, tra il razzismo e una rassicurante e costruttiva tolleranza, tra un social net-work e una social- catena di leopardiana memoria, tra una società arrabbiata e impaurita e una società civile compassionevole e inclusiva. Un uomo che vive nel caos della disinformazione prodotta dall’ignoranza e che ha sostituito alla bellezza dello sguardo e del contatto umano uno schermo che come una cortina di ferro ha alzato muri impenetrabili ai sentimenti e alle emozioni.

La scuola oggi più che mai dovrebbe raccogliere la sfida della problematicità del nostro presente e recuperare il suo ruolo di fornace del pensiero per proporsi come baluardo contro la disumanizzazione del nostro tempo recuperando i valori dell’anima trasmessi dalla cultura dell’humanitas per esorcizzare la deflagrazione del momento riflessivo che narcotizza la mente.
Seguendo il punto di vista del prof Keating, difatti, “Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo” a condizione che abbiano come fine l’uomo e la sua dignità.

Oggi, invece, si è sostituito il valore del linguaggio come espressione del pensiero con un collage di parole facilmente digitalizzate.
È ormai giunto il tempo di scegliere se continuare a stare seduti decretando la fine dell’umanità o salire sui banchi in nome di una società civile in grado di recuperare il valore dell’anima e del pensiero a favore di un uomo libero capace di essere il Capitano di se stesso perché in grado di distinguere tra il bello e il brutto, tra il bene e il male, tra l’umano e il disumano, tra l’odio e l’amore, tra una società di Uomini e una società di belve destinata ad autodistruggersi.

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Antonella Botti

Sono nata a Salerno il 3 Marzo del 1959 ma vivo da sempre a Sessa Cilento, un piccolo paese di circa 1300 anime del Parco Nazionale del Cilento. Ho studiato al Liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania ed ho conseguito la laurea in Lettere moderne. Sono entrata nella scuola come vincitrice di concorso nel 1987, attualmente insegno Letteratura Italiana e Latino al Liceo Scientifico di Vallo della Lucania. Ho pubblicato due testi di storia locale: "La lapidazione di Santi Stefano" e "Viaggio del tempo nel sogno della memoria". Da qualche mese gestisco un blog, una sorta di necessità interiore che mi porta a reagire al pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. I tempi sono difficili: non sono possibili "fughe immobili".

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