29 settembre è una canzone dell’Equipe 84 che ci ha accompagnato negli anni della gioventù ma per me è una data nefasta. Quel giorno del 1979 si spegneva il sogno dei giovani socialisti di Napoli che avevano visto in Gigi Buccico una svolta creativa e fattiva per la città. C’era la giunta Valenzi con i socialisti, c’erano tanti progetti e tanta speranza di attuarli. Uno è diventato realtà dando a Napoli la più bella metropolitana d’Europa. E fu proprio Gigino ha pensarla e ha realizzarla mettendo la prima pietra della metropolitana collinare che congiungeva il Vomero con il centro della città.
Era il 1976 la piazza Medaglie d’Oro era piena di volti sorridenti e positivi. Napoli si muoveva, si dava da fare, cresceva e si ammodernava. Il sogno dell’assessore ai trasporti si stava avverando. Noi giovani architetti, socialisti e comunisti insieme, già guardavamo avanti spinti dai sogni del nostro assessore. Gigino era destinato a crescere così nel 1979 facemmo la campagna elettorale per le politiche insieme, lui nenniano io della sinistra achilliana.
Concordammo che mi sarei occupata di Fuorigrotta, un quartiere difficile dove convivevano lo stadio San Paolo e le case popolari, il politecnico e l’Ilva. Grandi architetti napoletani, da Luigi Cosenza a Carlo Cocchia, avevano progettato questo moderno quartiere che si stava formando.
Fu una campagna elettorale elettrizzante, la gente di Fuorigrotta ci ascoltava e il carisma di Gigi trovava riscontro non solo tra i giovani. Quando fu eletto deputato nel 1979 tornammo a Fuorigrotta per ringraziare quanti avevano creduto in lui. Per me fu una esperienza fantastica, Gigi era un trascinatore e la sua “pattuglia di giovani socialisti”, come ci chiamava, era orgogliosa di lui e del sentirsi socialisti.
Forse perché ero giovane forse perché dopo il ’68, quando mi avvicinai al PSI nella componente socialista della CGIL scuola, e nonostante le tante campagne congressuali ed elettorali che ho fatto negli anni, non mi era più capitato di trovare una simile accoglienza e un simile orgoglio di essere socialista. Durò lo spazio di tre mesi poi la tragedia, proprio a Fuorigrotta, proprio al Bar Galano dove ogni mattina prendendo il caffè facevamo il programma della giornata. Dalla sede del regionale al Maschio Angioino un fiume di gente in un silenzio assordante accompagnò Gigi sventolando garofani rossi. Anche se sono passati quarant’anni la Napoli sotterranea della più artistica metropolitana d’Europa guarda e ricorda. Grazie Gigi.
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