Classici contemporanei

Per quanto sta in te

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balía del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
(Costantino Kavafis)

Sono versi che mi ritornano alla mente ogniqualvolta sono sopraffatta da cocenti delusioni nei rapporti umani, da conti esistenziali che non tornano, da speranze disilluse, da attese tradite. È la vita, mi dico, ma intanto la ferita resta e a volte fa molto male. E allora?

È necessario riflettere. Darsi una spiegazione è indispensabile per cercare uno stile di vita più confacente alle proprie aspettative ma soprattutto è indispensabile per continuare a credere che la vita è un’opportunità da non sprecare anche quando “fa male”, per imparare a prendere dignitosamente le distanze dal tossico che può contaminarla. 

Per quanto sta in te, consiglia Kavafis, non sciupare la tua vita nella mercificazione dell’umano, nel commercio di incontri e parole che possono renderla “una stucchevole estranea”. La vita è tutto ciò che abbiamo di veramente nostro, preservarla dalla meschinità del quotidiano balordo e fasullo, dalla schizofrenia umana è un imperativo, una priorità ma anche una sorta di autotutela da ciò che ci può nuocere.

E di “male malato” se ne riscontra tanto ovunque, nei social, che ci travolgono e stordiscono, negli pseudo affetti che avevamo creduto sinceri, nelle amicizie che avevamo giurato fossero per sempre, tra le pieghe di uno smoking come nelle tasche di un jeans, nei colletti inamidati come nelle polo stropicciate, negli autobus di linea, come nelle fuoriserie, per le strade di campagna come nelle affollate piazze cittadine ma in particolare dovunque signoreggia la ridicola ostentazione del sè.

Da tutto questo bisogna allontanarsi, non per strade solitarie, l’uomo non è nato per vivere da solo, ma per un rigoroso prendere le distanze da ciò che può farci male e sciupare la nostra vita, questo dono prezioso e irrinunciabile. E prendere le distanze significherà innanzitutto preservarla dal marciume dei falsi rapporti, dalla dipendenza malata di anime raffinate ma distorte e mosse solo da egoistici retropensieri.

La vita è qualcosa di molto serio e prezioso, è possibilità unica che non ammette ritorni. Accade una sola volta e non avverrà più. Può godere dell’attenuante della fugacità ma la sua leggerezza può anche rappresentare a sua volta la tragedia di chi dovrà esserci con responsabilità e senza attenuanti, la tragica irreversibilità dell’attimo che impone scelte responsabili.

Trascinarla nel vortice di giochi di ingannevoli forme è tradirla, è sciuparla. Preservarla, invece, significa renderla trasparente, unica e originale. La vita va portata in giro con serietà e attenzione al sè, al Noi, al mondo nella ricerca incessante di lasciare un’orma da tracciare perchè non sia inutilmente vissuta e meritevole solo dell’oblio. 

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Antonella Botti

Sono nata a Salerno il 3 Marzo del 1959 ma vivo da sempre a Sessa Cilento, un piccolo paese di circa 1300 anime del Parco Nazionale del Cilento. Ho studiato al Liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania ed ho conseguito la laurea in Lettere moderne. Sono entrata nella scuola come vincitrice di concorso nel 1987, attualmente insegno Letteratura Italiana e Latino al Liceo Scientifico di Vallo della Lucania. Ho pubblicato due testi di storia locale: "La lapidazione di Santi Stefano" e "Viaggio del tempo nel sogno della memoria". Da qualche mese gestisco un blog, una sorta di necessità interiore che mi porta a reagire al pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. I tempi sono difficili: non sono possibili "fughe immobili".

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Tag: tevita

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