Si fa un gran parlare, da qualche tempo, del centro politico. E’ tornato di moda, tra gli osservatori politici, questo dibattito sulla occupazione del centro, una vecchia teoria del secolo scorso, quella secondo cui il centro politico di un sistema democratico è il luogo privilegiato della politica. Ricordo un noto saggista della sinistra italiana, Mario Tronti, circa una cinquantina di anni fa descrisse questa teoria.
Ecco questa è un po’ l’idea che ha l’elettore quando sente parlare di centro. Il problema è che è diventata una finzione, e questo è molto grave. E’ una finzione parlare di centro sinistra, perché c’è un partito della sinistra, il Partito Democratico, in cui di centro non c’è nessuno. Per fare centro sinistra occorre che sia presente una forza di centro, che non c’è.
Io penso che abbia una sua validità ed un suo interesse, anche se è dimostrato dalla storia recente che non sempre il centro corrisponde al grado di sviluppo della democrazia in un paese e della dialettica tra i partiti nel sistema democratico. Tuttavia rimane di grande interesse questo tema, tanto è vero che anche nel definire le aree politiche, malgrado tutto ciò che è accaduto negli ultimi due decenni, in Italia, si continua a parlare di centro destra e centro sinistra. Guardando con una certa diffidenza sia all’estrema sinistra che all’estrema destra. Mentre la parola centro destro, centro sinistra, sembra qualcosa che rassicura gli elettori di essere in una area come dire moderata, di gente prudente, riflessiva, capace di governare con equilibrio, con senso di responsabilità.
Centro destra, conosciamo la destra, quella di Salvini, una bella destra, oggi con un largo consenso, una bella destra reazionaria. Ed il centro chi sarebbe? Quella parvenza di partito che è diventata Forza Italia? Questo residuo bellico? Non c’è più il centro!
Quindi il confronto è tra una sinistra (PD) ed una destra (Lega), ma è proprio così quello che vogliono gli elettori? E quel senso di moderazione, di certezza, di equilibrio dove va a finire? Va a finire nell’astensione. Se quasi mezzo elettorato italiano rimane a casa di fronte alle scadenze elettorali è perché, direbbero gli esperti di marketing, l’offerta che viene fatte non soddisfa tutta la domanda. Metà dei clienti non “compra”.
Allora questo centro che non c’è, che è forse l’aspirazione di quel 40% di elettori che restano a casa e che non vanno a votare potrebbe essere soddisfatto? Calenda ad esempio ha pensato che il centro si debba e possa fare, ma prima deve chiedere ed ottenere il permesso del Segretario del PD Zingaretti, insomma siamo alla barzelletta. Dall’altra parte c’è Toti, ex giornalista Direttore di Rete 4, che è assurto alle glorie della leadership, anche lui pensa che ci voglia un centro per fare il centrodestra e vorrebbe fare da Genova un partito di centro, da alleare alla destra. Ma deve fare i conti con Berlusconi che, se di politica dimostra di avere qualche difficoltà in questo periodo, ma di marketing se ne intende e non credo proprio che lo lascerà fare.
Una cosa è certa, questo centro per ora è vuoto.
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