Nella parte Eurocontinentale dell’Occidente il partito più forte è la Sinistra. Per diverse ragioni:
Eppure, a dispetto di tutto questo, la Sinistra sembra dibattersi in una crisi che a molti appare irreversibile. Difatti: sostituita la vecchia ideologia pseudo (o falsamente o sedicente) rivoluzionaria dell’uguaglianza universale (religiosa o ideologica), oggi la Sinistra, sotto l’egida del brocardo del quieta non movere si adopera unicamente per garantire la conservazione di uno status quo favorevole all’egemonia bancaria. E’ dilaniata, però, dalla competizione interna dei suoi gruppi e gruppuscoli.
In Italia, tali fazioni, turbolente e rissose, sono capeggiate da leader di modesta caratura politica che tentano di avere il possesso di “ambo le chiavi del cor di Federico” (id est: l’alta Finanza) o di ritornare ad averlo, dopo errori madornali compiuti nella gestione del potere (errori che a Wall Street, alla City o a Bruxelles non sono abituati a perdonare (per il noto proverbio che “il lupo perde il pelo ma non il vizio”). E ciò fanno anche, con il sostegno delle tante Sardine che riempiono con l’aiuto di fondi “misteriosi” le piazze in luogo delle vecchie folle osannanti a un Grillo oggi spompato e senza voce.
In Francia, patria della rivoluzione unica e feroce del 1789, le cose nel terzo millennio vanno diversamente. La delusione per una seconda (dopo quella italiana) scelta infelice di un Capo “catapultato” sul più alto seggio della Repubblica, ha stimolato e prodotto l’invenzione di una “rivoluzione a rate” di cadenza settimanale, che contribuisce egregiamente a tenere lo Stato (ritenuto, comunque, in apicibus, entità ostile alle mani libere delle Banche) in stato di scacco permanente e di coagulare consensi tra la gente “di ordine”, sempre utile al momento opportuno e sempre orientata ad attribuire colpe e nefandezze a nemici stranieri (La Russia di Putin? E perché?) o interni (Le Pen e camerati, per farsi del male?).
Limitando l’analisi ai due Paesi “cugini latini”, si può dire che la Sinistra conosce bene la “parola d’ordine” (“Non disturbare i manovratori di Wall Street, Londra e Bruxelles”) ma adegua, sempre peggio, a essa la sua azione politica, perdendo progressivamente consensi.
Per converso la Destra, particolarmente in Italia, si muove, nel marasma più assoluto e brancola nel buio. Ecco le ragioni:
In questa terrificante situazione, la mancanza di una forza liberale degna della tradizione conservatrice anglosassone peggiora il quadro in modo, purtroppo, tragico. Il nostro liberalismo non è figlio dell’illuminismo inglese (quello vero Di Locke e di Hume, padre della democrazia liberale) ma di quello francese (quello, dalle “luci spente” di cui a un mio precedente libro, ed è stato progenitore del Terrore) e dell’Idealismo tedesco hegeliano (all’origine delle due grandi e nefaste sciagure del secolo breve).
Orbene, senza una forza autenticamente liberale che:
In conclusione: non è azzardato pensare che senza una tale forza non vi sia speranza per la ripresa di un Paese che dai tempi di Dante non fa alcuno sforzo per non essere servo.
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