Il seminario che si è svolto il 3 marzo nell’insolita cornice del museo dell’area archeologica dello Stadio di Domiziano a Roma (una vera scoperta, per i più, di un immenso resto romano restaurato, dietro piazza Navona, che propone – anche come pedagogia storica – il principale luogo romano dedicato a raccogliere e proseguire la storia olimpica della Grecia) ha provato a lanciare nel dibattito politico italiano un tema che, da “questione tedesca”, potrebbe assumere un rilievo di prospettiva politica europea.
Intanto contagiando positivamente il dibattito politico italiano.
E’ il tema dell’alleanza (diventata maggioranza di governo in Germania) di una ampia area politico-civile che esprime le culture socialista-riformista, liberaldemocratica, ambientalista, cattolico-sociale e – in senso lato – dell’associazionismo di scopo impegnato nei diritti della qualità sociale e della qualità della vita, verso un programma di governo per obiettivi che affronti con visione del futuro un nuovo piano di sviluppo economico-industriale dopo la pandemia e un suo bilanciato equilibrio sia rispetto al tema dell’equità sociale sia rispetto al tema della sostenibilità ambientale.
Il tema infatti nasce dall’Ampelkoalition (Coalizione Semaforo, per via del rosso dell’SPD, del verde degli Ambientalisti e del giallo dei Liberali, tutti insiemi capaci di una maggioranza del 57% al Bundestag tedesco) per avviare un cantiere di analisi e confronti in Italia partendo dall’evidenza che una simile maggioranza non c’è nell’attuale politica rappresentata in Parlamento. E partendo anche della consapevolezza che una futura maggioranza di questo genere deve avere due premesse:
Il tema appare straordinario e al tempo stesso irto di difficoltà. Ma il primo avvio di discussione ha fatto esprimere soggetti che sono già in movimento pre-elettorale, cioè con radicamenti in tutta Italia (e con una prima rappresentanza parlamentare esistente) che potrebbero rapidamente integrare i propri sforzi nella direttrice indicata.
Non a caso il seminario di Roma del 3 marzo[1] è stato aperto da alcuni segnali significativi in senso europeistico, come quello della segretaria generale dei Verdi europei, la greca Vula Tsetsi e quello della europarlamentare dei Verdi tedeschi Alexandra Geese (espressione della coalizione di governo in Germania) molto stimolanti rispetto al metodo di lavoro che rivoluziona culture attendiste, iper-mediazionistiche, chiuse nella ormai non più sensata stagnazione progettuale causata dalla pandemia.
Hanno dato risposte convergenti i rappresentanti dei tre soggetti che danno vita a questo “cantiere italiano”: Lorenzo Fioramonti, parlamentare del gruppo misto e già ministro, con FacciamoEco (segmento dell’ambientalismo italiano che sta tessendo un progetto di alleanze con altre espressioni della cultura politica “verde); Franco D’Alfonso (a nome del vasto ambito delle associazioni civiche territoriali prevalentemente del centro-nord (con centinaia di amministratori eletti in piccoli, medi e anche grandi comuni) e Claudio Signorile (a sua volta già parlamentare e ministro, che ha lavorato in questi anni recenti alla creazione di “Mezzogiorno federato” ormi predisposto nei principali territori meridionali al confronto elettorale, con primo terreno di battaglia alle imminenti elezioni a Palermo e in Sicilia.
Le analisi di contesto sono state molte nel corso del seminario, che chi scrive ha avuto la sorte di introdurre[2] e moderare. A cominciare dalla bella relazione di apertura di Paolo Portoghesi, dedicata alla centralità della crisi ambientale dei sistemi urbani e alle logiche di superamento; dal messaggio di Giuliano Pisapia (che ha dato la sua adesione nell’impossibilità tuttavia di prendere parte per l’impegno del Comitato ad hoc presso il Parlamento europeo a causa dell’emergenza ucraina), dal contributo di Rossella Muroni, parlamentare italiana, giù esponente di Legambiente e di Enrico Fedrighini, ambientalista milanese sui punti qualificati per consolidare la posizione in agenda del tema “sostenibilità”. E poi di Francesco Tresso, leader della alleanza civica di Torino oggi assessore; di esponenti del sistema universitari come l’economista Luciano Pilotti (che misura tutto ciò che ancora non ci orienta verso una vera strategia di trasformazione dello sviluppo produttivo italiano) o come Sergio Bellucci, che analizza il chiaroscuro della transizione digitale globale e le pesanti ristrutturazioni del sistema del lavoro. E ancora la civica piemontese Patrizia Ghiazza impegnata sui temi dei nuovi diritti e sulle questioni di genere, il direttore dell’Accademia Pistoletto Francesco Monico impegnato nell’analisi della trasformazione dell’immaginario collettivo nel quadro delle crisi presenti, Giampaolo Sodano, già direttore di Rai 2 e parlamentare (che ha dato vita all’Alleanza civica di Roma e del Lazio) che apre la discussione sul futuro della capitale, mentre Beppe Scanni è intervenuto sull’ineludibilità della visione federalista dell’Europa come cornice comune della prospettiva indicata. Alessandro Fusacchia (parlamentare del gruppo misto del progetto FacciamoEco), con una riflessione sui temi del rilancio delle politiche per l’educazione e la conoscenza) e Sergio Scalpelli (animatore del dibattito pubblico dell’area lib-dem milanese, sul senso del confronto tra civismo e quadro politico rappresentato) previsti nel programma hanno lasciato messaggi al seminario per sviluppi in ulteriori occasioni. Ha preso parte all’evento anche Alessandra Oddi Baglioni presidente di Confagricoltura Donna, Guido Pollice, esponente storico dall’ambientalismo milanese e Federico De Giuli, esponente del civismo torinese.
Queste le tracce essenziali di un avvio di percorso costruttivo che avrà a breve ricadute interessanti (tra cui il congresso nazionale previsto a Milano in aprile di tutto il movimento dell’alleanza civica trans-territoriale, che ha avuto tra i suoi ispiratori anche Piero Bassetti).
Due inquietanti scenari hanno mantenuto la loro presenza di stimolo (oltre alla crisi sanitaria perdurante e la crisi militare e geopolitica insorgente). L’incidenza nella società italiana di un dato altissimo di analfabetismo funzionale (come ostacolo alla formazione di una più ampia domanda sociale di progresso) e il dato crescente (fino all’ultimo riscontro delle elezioni suppletive a Roma, con l’11% di votanti) dell’astensionsimo.
Temi su cui tutti i soggetti del civismo italiani riflettono con coscienza di un ruolo “dal basso” per contribuire ad un contenimento essenziale per mantenere in Italia la vitalità delle prerogative costituzionali.
[1] La videoregistrazione (dal minuto 2.37) al link https://www.youtube.com/watch?v=a3AJjYl8YwU
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