Da un oblò
Di Maria Pia Ciccariello
È come stare in una nave no?
In una cabina, dove al massimo ci possono entrare
due, tre persone.
Abbiamo tutto vicino
un letto, un tavolino, un armadio
un orologio, un bagno e un piccolo specchio.
Per guardare il mondo fuori,
un bel panorama si spera,
devo alzarmi in piedi sul letto senza fare rumore, senza farlo cigolare.
Mi affaccio con la punta del naso,
appena appena con gli occhi pieni di voglia di vedere, pieni di vita.
Sono pronta, alzo la testa e vedo il mare calmo
mi intimorisco, sono confusa,
le solite onde giornaliere dove sono?
Sembra tutto piatto come una tavola di legno che galleggia, non vedo più il mio delfino preferito
salutarmi facendo capolino tra le onde.
Ho paura,
è tutto immobile, lo noto dal cielo senza nuvole
nemmeno quelle si muovono,
però la nave continua ad andare
io mi muovo e il mondo intorno a me no.
Forse mi trovo in un paese diverso,
dove tutto è assopito,
vorrei tornare indietro ma temo di non poterlo fare
credo che per far tornare tutto in armonia
devo rimanere qui, in questa cabina.
Io non mi arrendo, io continuo a guardare.
Dalla rubrica “Diario di una quarantena”
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