L’analisi del Prof. Pacelli
Non esistono cose più complicate di quelle semplici: l’antica massima trova puntuale conferma nell’attuale situazione politica. Le continue schermaglie tra gli esponenti dell’Unione Europea ed alcuni esponenti del governo italiano (Salvini e Di Maio in particolare), le mille notizie (spesso contraddittorie) sul contenuto della manovra economica, le oscillazioni della quotazione di borsa, in particolare a proposito dei titoli del debito pubblico, danno la sensazione di una situazione molto più complicata di come è in realtà.
Il governo giallo-verde e per esso i due Vice Presidenti del Consiglio, effettivi titolari del potere politico, sanno molto bene che dovranno venire a un compromesso con l’UE a proposito dei contenuti della legge finanziaria 2019, un compromesso che riguarda non solo la misura del disavanzo ma tutta la manovra nel suo complesso. Il Presidente della Repubblica, nella colazione al Quirinale, con il Presidente del Consiglio, i due Vice ed il Ministro dell’Economia, è stato molto esplicito: la manovra deve essere contenuta entro i limiti accettati dall’UE, pena in caso contrario la sua opposizione che potrà esprimersi nella non promulgazione della legge di Bilancio, rinviata con un messaggio alle Camere. Esse potrebbero approvarla nuovamente a maggioranza assoluta, costringendo in tal modo Mattarella a promulgarla, ma con il rischio per il Governo di dover percorrere questa strada per ogni legge successiva, cosa che bloccherebbe di fatto la sua attività.
I giallo-verdi potrebbero scegliere una strada diversa, governo dimissionario in caso di negata promulgazione della legge di bilancio e nuove elezioni in Aprile, prima di quelle per il parlamento europeo, nel segno di una Europa cattiva che ha impedito agli italiani di avere tante belle cose, come il reddito e la pensione di cittadinanza, la riduzione delle imposte, un serio condono fiscale, più favorevoli condizioni per il pensionamento: il successo elettorale non mancherebbe e si farebbe sentire anche alle elezioni per il parlamento UE, che è per Salvini la carta più importante da giocare per le sue ambizioni di leader europeo.
A Di Maio i conti di Salvini non tornano: il Movimento 5 Stelle, secondo i sondaggi, continua a perdere voti per i molti errori politici commessi e non sono molto sicuri di non trovarsi dopo le elezioni estromessi da un governo di destra sostenuto da Salvini. E’ molto difficile infatti che in tal caso Mattarella affiderebbe a lui l’incarico di formare un governo anche se il suo partito risultasse il più votato.
Le crepe nell’alleanza 5 Stelle – Lega, che talora traspaiono malgrado le dichiarazioni ufficiali che tendono a smentirle, hanno proprio queste ragioni: Di Maio lotta per non cadere (l’esito negativo delle elezioni per lui comporterebbe con ogni probabilità la scomparsa dalla scena politica), Salvini per avanzare addossando a Di Maio ed alle sue idee fisse, prima fra tutte quella di un confuso ed improbabile reddito di cittadinanza, la responsabilità delle promesse elettorali non mantenute. Il bilanciamento molto incerto tra le due posizioni può cessare da un momento all’altro: tuttavia, salvo fatti nuovi e per ora imprevedibili, appare difficile che Salvini voglia rompere clamorosamente il fronte con Di Maio, che potrebbe schierare il suo movimento su posizioni più decisamente europeiste, addossando alla Lega la intera responsabilità di tutto quanto avvenuto.
La conseguenza sarebbe per Salvini il fallimento delle sue ambizioni europee, più facile pertanto un accordo tra i due, rinviando la resa dei conti ad un momento successivo alle elezioni europee. Naturalmente (è bene precisarlo a scanso di equivoci) Di Maio e Salvini stanno comunque operando nell’interesse dell’Italia e degli italiani, o almeno così affermano, specie di quelli che avranno un salario garantito senza faticare troppo per guadagnarlo, salvo che attendere seduti sul divano la fine del mese. Euro più euro meno, poco interessa quando si tratta di arrivare in cima all’albero della cuccagna elettorale con la pignatta contenente il potere politico in Italia ed in Europa nei prossimi anni.
Intanto il PD lavora per scegliere il suo nuovo Segretario politico: le ultime notizie sono che stia cercando un uomo o una donna proveniente dal circo e dunque molto capace di camminare sul filo…
Il commento del Direttore Sodano
Caro professore, siamo veramente un paese sfortunato: paghiamo il prezzo della inefficienza della vecchia politica, a cui ora si somma quella della nuova. L’esistenza stessa di un “cittadino” chiamato Toninelli, che occupa il posto di Ministro delle infrastrutture, dimostra in modo inequivocabile che l’attuale classe dirigente, che si dice goda della fiducia degli elettori, non è in grado di governare.
Per fare un “governo del cambiamento” non bastano le intenzioni. Ci vuole capacità e competenza. Sono necessari nuovi progetti e uomini politici in grado di attuarli. Dobbiamo rimetterci in marcia, caro Pacelli, riaprire il confronto delle idee. Con una sola certezza: l’Europa è una garanzia di pace e benessere, combatterla è una stupidaggine. Bisogna avere la pazienza di spiegare ai nostri concittadini che non è vero che chi ha firmato patti e trattati può fare come gli pare. Se si stipula un contratto, si è tenuti a rispettarne tutte le clausole.
Nell’Unione Europea siamo partner di altri 18 paesi, la cui economia dipende anche dalla nostra: abbiamo quindi il dovere di confrontarci e, se le regole non ci piacciono, dobbiamo avere la capacità politica di convincere gli altri a cambiarle perché non serve a nulla mostrare i muscoli. Gli investitori mettono i loro capitali dove gli rendono, come fa ogni cittadino con i propri risparmi. L’Europa non è un nemico che fa salire lo spread (che evidentemente non dipende dal grado alcolico di Junker).
In queste settimane si fa un gran parlare di Documento di economia e finanza. Vogliamo ricordare che l’evasione fiscale del nostro paese si aggira sui 130 miliardi, senza parlare dell’evasione dell’IVA. Siamo i primi in assoluto in Europa. Quest’anno battiamo persino Romania e Grecia. Mentre nella “stupida” Svezia i cittadini pagano quattro miliardi di tasse in più di quanto dovrebbero. Noi, furbissimi, aspettiamo il condono, ribattezzato dal truce Salvini “pace fiscale”. Ma, caro professore, perché l’Europa dovrebbe essere d’accordo?
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