Non possono verificarsi trasformazioni radicali in un Paese che da duemila anni (dal tramonto, cioè, della Roma Repubblicana e dall’ingresso sullo Stivale di ebrei e cristiani che ebbero la pretesa, coronata da successo, di strappare le nostre “radici”) ha perso ogni abitudine ad avere un pensiero libero, elaborato nella propria testa senza i condizionamenti di visione magiche e metafisiche di altri mondi (dell’Aldilà, dell’Iperuranio).
Neppure dalla pandemia del Covid19 (che, pure, ha provocato veri disastri nelle consolidate abitudini di vita degli abitanti della Penisola) uscirà, secondo molti osservatori politici, un Paese diverso.
Certo, si ammette, il substrato d’irrazionalità dei nostri concittadini non punterà sugli stessi obiettivi della tradizione.
La religione cattolica è uscita piuttosto malconcia dall’esperienza del Corona virus.
Da Francesco d’Assisi che abbracciava i lebbrosi a Francesco di Buenos Aires che celebra messa nella chiesa-bunker di Santa Marta, in piena solitudine e con la paura del contagio dipinta sul volto e sulle labbra tremanti (e senza neppure porsi il problema che, a parte il martirio delle origini, una delle opere di misericordia più strombazzata dalla Chiesa è stata sempre quella di visitare gli ammalati) il passo non può considerarsi corto.
E il rischio di “inciampare” non è minimo, perché l’etica del sacrificio di se stessi per motivi di fede è stato un best seller nella letteratura cristiana.
Non sarò io, non credente, a rammaricarmi che il Pontefice si sia rifiutato di adempiere all’antigienica e tutt’altro che dignitosa usanza di baciare, nei suoi ricamati e ornati paludamenti, i piedi ai poveri in occasione di Pasqua e abbia vietato di immergere i malati di Covid19 nelle piscine ritenute “miracolose” di Lourdes o di “segnarsi” con l’acqua santa, ma mi è difficile non ricordare il coraggio civile di Antigone, figlia incestuosa di Edipo e di Giocasta (e per di più infedele-pagana) di ribellarsi all’autorità civile di fronte al divieto di Creonte di dare degna sepoltura al fratello Polinice.
Capisco, invece, che non è stato un grande danno, dal punto di vista di un laico, fare a meno del cosiddetto sacramento dell’estrema unzione, che dovrebbe cambiare di poco il destino tragico della morte, per chi immagina un Dio Misericordioso, assiso nell’alto dei cieli.
Detto questo, mi faccio scarsa illusione che la perdita di religiosità significherà acquisizione di raziocinio e di logica da parte della stragrande prevalenza degli Italiani.
Un Paese che ha condiviso sempre con la fede cattolica l’irrazionalismo fanatico prima dei fascisti e poi quello dei comunisti si inventerà certamente una nuova religione. Nel periodo sconvolgente del Coronavirus è stata quella della scienza medica: il mio unico dubbio è se tale fede sopravviverà alla fine del morbo.
Vediamo, però, prima che cosa è successo nel terribile decorso dell’epidemia.
Adusi alle infervorate parole mussoliniane delle adunate oceaniche di piazza Venezia e ai discorsi infiammati dei seguaci e “discendenti ideologici” di Stalin, di Secchia e di Togliatti nei raduni con bandiere rosse di piazza San Giovanni in Laterano, quando gli Italiani si sono visti privati delle benedizioni urbi et orbi di piazza San Pietro, dei contatti domenicali con i parroci hanno sentito il bisogno di creare e venerare nuovi “protettori” (anche i Santi non si erano dimostrati all’altezza della situazione) e li hanno individuati in un numero enorme di virologi, epidemiologi, infettivologi, burocrati dell’assistenza medica o impiegati di livello di strutture ministeriali.
Per gli orfani della religione cattolica, per i delusi di bandiera rossa (che ha trionfato in Russia, ma con effetti benefici solo per gli appartenenti alla Nomenklatura!), per i nostalgici rassegnati di eja eja alalà, si sono dischiuse le porte della Scienza Accademica ovvero Ospedaliera.
Una moltitudine di assatanati dell’ideologia, religiosa o filosofica, sempre bisognosi di maestri che tutto spiegano, che indirizzano le azioni quotidiane, che regalano visioni utopiche e fantasiose del futuro, dopo le delusioni subite, ha potuto riporre nella scienza medica (quella dei nuovi “astri” dell’italico firmamento) la stessa acritica fiducia che poneva in poveri parroci di campagna, in modesti segretari di sezione divenuti uomini di governo, in “camerati” che pur non avendo mai avuto un pugnale tra i denti, si sentivano “squadristi” per vocazione.
E’ opinione abbastanza diffusa che, fortunatamente, la fine della pandemia libererà gli Italiani dagli scienziati-Creonte, dai medici con l’ambizione frustrata di fare le guardie carcerarie, dai fanatismi degli uomini soli al comando e così via. “La sanificazione” si estenderà oltre i limiti attuali e con finalità diverse.
V’è chi crede, però, che “l’immunità di gregge” (che ci sarà a dispetto delle previsioni catastrofiche dei virologi, epidemiologi etc. etc. che vedrebbero in essa la fine della loro presenza da super-star nel sistema mass-mediatico) si aggiungerà come connotazione positiva alla tante caratteristiche negative di un popolo che “gregge” è diventato duemila anni anni fa, quando si è scoperto “radici mediorientali”, pur essendo nato e cresciuto in Europa.
Io, invece, ho la speranza che il crollo del “mito” della scienza medica, come di tutti i fanatismi cervellotici, sarà inevitabile quando verranno allo scoperto tutti i pasticci che hanno caratterizzato, con le dovute ed encomiabili eccezioni, la vita dei luoghi di cura italiani, durante la pandemia.
Credo anche che se anche l’irrazionalità religiosa e ideologica abbandonerà i luoghi del “Bel Paese”, facendo scoprire gli inganni di cui sono stati vittime da ben duemila anni gli Italiani, vi sarà un recupero della razionalita pratica e sperimentale che fu propria degli antenati greco-romani (unici al mondo, a quell’epoca, a non essere irretiti da visioni magiche orientali) che consentirà di vedere la realtà senza le illusioni, le false promesse e gli imbonimenti truffaldini dei Dulcamara provinciali della politica.
Razionalità che ci consentirà, pure, di vedere con chiarezza la necessità sia di procedere per gradi sia di non perdere mai di vista l’obiettivo di cambiare i trattati dell’Unione Europea, che così come sono ci portano dritti a un Continente nuovamente feudale nelle mani dei banchieri (i latifondisti del Terzo Millennio).
E’ vero che ciò avverrebbe anche in Francia ma chi ci dice che i gilet gialli di oggi siano della stessa pasta dei sanculotti di fine Settecento e non siano, invece, foraggiati dagli stessi Banchieri per tenere “sotto schiaffo” il pur “catapultato” Emmanuel Macron?
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