Diario Scomodo

L’Europa non è solo assente, è stupida. Tanti anni fa si cominciava con i dissidi, come oggi, e si finiva con la guerra

L’UE è un’iniziativa miracolosa. Se va male, la colpa è dei mediocri che la gestiscono. Molti tirano troppo la corda. Altri vogliono riscattare le sconfitte del passato. Ma nessuno presenta un progetto di riforma. È più facile criticare. C’è pure chi vuole uscirne per stampare moneta. E sarebbe una catastrofe inimmaginabile. Dopo 75 anni di amicizia dei popoli, persino con la tragedia in corso, oggi i leader litigano. Né la Merkel né altri pensano di risolvere il problema. Mandano una bambola aristocratica che dice quel che le dicono di dire. C’è nostalgia delle personalità e della lealtà di un tempo.

A Budapest i tacchini festeggiano il giorno del Ringraziamento

Senza rispetto per gli elettori né per la democrazia, né per l’UE, con i cui contributi l’Ungheria  prospera, il parlamento a grande maggioranza e persino a tempo indeterminato – come fecero quello italiano nel 1922 e il tedesco nel 1933 – ha conferito poteri assoluti al premier. Poi l’Assemblea legislativa è stata giustamente chiusa non avendo più alcuna funzione né dignità. L’Europa sta a guardare allibita, non avendo mai nessuno previsto la nascita di una dittatura nel XXI secolo. Il paese merita l’espulsione. Infatti, si sta cercando qualcuno a Bruxelles che abbia le palle per proporla.

Ma è proprio vero che i negri appartengono a una razza inferiore?

Lo dicono in molti e anch’io, senza disprezzarli, finisco per crederci. Infatti, se ci pensate bene, hanno avuto un solo presidente degli Stati Uniti, pochi scienziati, musicisti e scrittori, qualche premio Nobel, alcuni Segretari dell’ONU, campioni nello sport e basta. Vuoi mettere un bianco! Nemmeno il Coronavirus li prende in considerazione. Non un clandestino è ricoverato allo Spallanzani. Niente decessi. Chissà se è lo stregone a curarli. Che primitivi! Però, nessuno viene multato per la strada. Se ne stanno a casa e rispettano le regole più di noi. Non c’è bisogno di chiudere i porti.

In un paese povero ma generoso, oggi, oltre al caffè pagato, c’è anche qualcosa da mangiare

Qualche miliardario interviene in favore di chi non arriva a fine mese. Ma sono pochi. Si invita chi ne ha le possibilità a aiutare i meno fortunati. Perché non si fa un Telethon d’emergenza? C’è poca solidarietà in Italia e si nota ancora di più nelle situazioni tristi. Tranne a Napoli, dove la povera gente cede una parte del proprio pasto a chi ha fame. Nei quartieri popolari, è ammirevole vedere calare dai balconi panieri pieni di pane, salame e formaggio per chi non ha di che mangiare. Altrove c’è chi, senza  vergogna, si diverte a mandare in tilt con gli hacker il computer degli ospedali.

È mai possibile che la ripresa economica sia più importante della vita?

Sono 50 i miliardi di cui il governo dispone per contribuire alle perdite delle aziende e venire incontro ai lavoratori. C’è, però, chi, pur di fare politica, dice che sono pochi e polemizza. Non è il momento, mentre la gente muore. Speriamo di sopravvivere e poi penseremo al futuro. Il Coronavirus non si cura. Si guarisce grazie alle proprie risorse immunitarie. Che senso ha pensare alla ripresa prima di scoprire un farmaco che lo combatta o un vaccino? Se gli USA mettono in giro duemila miliardi di dollari è perché loro sono ricchi, ma soprattutto perché si avvicinano le elezioni presidenziali.

Sbrigatevi a trovare un vaccino o almeno un farmaco per la cura. Se muoiono tutti, poi a chi li venderete?

Ero tra gli ottimisti, certo che dopo il Coronavirus la società sarebbe cambiata, in meglio, perché in peggio non è facile. Pensava che chiunque a questo mondo – ricchi e poveri, bianchi e neri, di destra e di sinistra – si sarebbe reso conto della necessità di essere solidali. Persa purtroppo la scommessa. Egoismo e avidità sono immutati. Anziché collaborare nel momento della maggiore sofferenza, non ci scambiamo neppure informazioni. È in corso la gara per il primato del vaccino e il monopolio delle vendite. Se a produrlo sarà una sola industria non basterà per tutti. Gli altri crepino pure.

Cara Senatrice, si ricordi che le lusinghe sono infìde, come pure l’esagerato e improvviso successo

Lei merita rispetto e ammirazione infinita per ciò che ha subìto e che ora rappresenta. Infatti, seppure 75 anni dopo, è arrivato il riconoscimento delle persone probe. È bello vedere come tanti comuni d’Italia la gratificano. Piovono molte cittadinanze. Associazioni di qualsiasi tipo invocano un suo intervento. C’è stata la volta delle università e delle lauree honoris causa. Lei è giustamente la persona più amata del paese. Ha addirittura la facoltà di baciare giovani di destra, senza suscitare polemiche. Però non esageri. Meno male che ci ha pensato il Covid-19 a bloccare troppe onorificenze.

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Roberto Tumbarello

Roberto Tumbarello, giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza, ha tre figli e sei nipoti. Medaglia “pro merito” del Consiglio d’Europa, di cui è stato portavoce in Italia per tanti anni, è esperto in Comunicazione e Diritti umani. È stato redattore e inviato speciale di diversi quotidiani e periodici a vasta tiratura. Ha chiuso la carriera come direttore del “Giornale di Napoli”. Tra le sue ultime pubblicazioni di successo: “Gesù era di destra o di sinistra?” (Sapere 2000, 2009), “Si salvi chi può” (Edizioni Radici, 2012), “O la borsa o la vita” (Armando, 2014), "Viaggio nella vita" (Armando 2017), attualmente in libreria.

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