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L’olio extra vergine di oliva aumenta l’aspettativa di vita

Una dieta ricca di olio extra vergine di oliva aumenta la speranza di vita, al contrario dell’olio di girasole che accelera la comparsa di tumori, malattie cardiovascolari o malattie infettive e infiammatorie, facendo sì che si muoia prima, anche se per le stesse patologie.

Gli scienziati dell’Università di Granada (UGR) hanno stabilito che l’assunzione prolungata di olio di oliva vergine e, in misura minore, di olio di pesce, aumenta l’aspettativa di vita media nelle cavie da laboratorio alimentate con questi tipi di grassi alimentari rispetto all’olio di girasole.

In questo studio, secondo il professor José L. Quiles, professore di Fisiologia presso l’Università di Granada e responsabile della ricerca, gli autori hanno nutrito ratti per tutta la vita con diverse fonti di grasso (olio di oliva vergine, olio di girasole o olio di pesce), cercando di scoprire gli effetti sulla salute e la longevità delle diete con un contenuto maggioritario di acidi grassi di tipo w9 (omega 9), come quelli forniti principalmente dall’olio di oliva vergine, a differenza degli acidi grassi w6 (omega 6), presenti principalmente nell’olio di girasole, e degli acidi grassi w3 (omega 3), per lo più presenti nell’olio di pesce.

Olio extravergine d’oliva. Photo credit: Couleur by pixabay.

Per valutare l’effetto della maggior parte del consumo di un tipo di grasso o di un altro tipo di grasso, sono state costruite curve di sopravvivenza per gli animali, dove è stato possibile studiare il tasso di mortalità naturale degli animali nel corso della loro vita. Con l’analisi delle curve di sopravvivenza sono stati ottenuti dati come l’emivita (parametro relativo all’aspettativa di vita), cioè l’età in cui la metà degli animali di ciascun gruppo sperimentale è rimasta in vita, nonché la vita massima, cioè l’età in cui è morto l’ultimo animale di ciascun gruppo sperimentale.

I risultati hanno dimostrato che gli animali alimentati con olio di oliva vergine hanno una curva di emivita più lunga e una curva di sopravvivenza più lunga rispetto a quelli alimentati con olio di girasole.

Per quanto riguarda i risultati osservati nello studio delle cause di morte, si è riscontrato che in tutti i casi gli animali sono morti quando hanno raggiunto un’età avanzata, principalmente per cancro (circa il 50% dei decessi). Importanti anche i decessi per patologie cardiovascolari (tra il 20 e il 30% dei decessi) e quelli con causa infettiva o infiammatoria (12-20% dei decessi). In ogni caso, non ci sono state differenze significative tra i gruppi in termini di maggiore o minore frequenza di occorrenza di un dato tipo di causa di morte.

In una seconda parte dello studio, i ricercatori hanno utilizzato gli stessi grassi sopra descritti ma integrati con il coenzima Q10 (CoQ10), un antiossidante che si è dimostrato utile per alcune patologie associate all’invecchiamento. L’aggiunta di CoQ10 all’olio di semi di girasole ha migliorato la sopravvivenza delle cavie, in linea con i risultati ottenuti negli animali alimentati con olio di oliva vergine o pesce. D’altra parte, il CoQ10 non ha avuto alcun effetto aggiuntivo se aggiunto all’olio di oliva vergine o all’olio di pesce. 
Questi risultati potrebbero indicare, secondo le parole di Alfonso Varela, coautore dello studio, che “l’uso di integratori antiossidanti dovrebbe essere limitato a situazioni particolari, come quelle legate ad una dieta povera o in situazioni patologiche specifiche, mentre il loro uso in individui sani e ben nutriti non porterebbe alcun beneficio aggiuntivo, nel migliore dei casi”.


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