Caro Direttore, stiamo andando verso un Matteo Salvini sceriffo d’Europa?
Nei film western, dopo una lunga serie di sceriffi buoni che riportano l’ordine nel paese divenuto preda dei banditi, hanno avuto il loro periodo di gloria film in cui lo sceriffo, con la motivazione di mettere ordine imponeva agli abitanti del villaggio la sua personale legge fatta di colt e di capestro. Duravano un po’, ma alla fine il villaggio decideva di cacciare lo sceriffo: meglio i fuorilegge da combattere a viso aperto, colt contro colt.
Matteo Salvini, vero ministro “di lotta e di governo” (espressione usata da Palmiro Togliatti per definire un PCI che da una parte gestiva il potere e dall’altra manifestava nelle piazze contro quello stesso potere), somiglia molto agli sceriffi della seconda serie: dichiara di avere molti nemici perchè sta lavorando seriamente per gli italiani e, se per caso i nemici gli sembrano pochi, ne inventa altri: neri, zingari, venditori ambulanti non bastano: bisogna trovarne altri, che siano a portata di mano, il PD, la grande stampa, l’ex alleato Berlusconi, Il Presidente della Repubblica, quest’ultimo da trattare con grande attenzione e non a viso aperto, ma attraverso atti e comportamenti formalmente corretti, ma sostanzialmente pregni di tinte di veleno sperando in un loro effetto almeno intimidatorio. E’ il caso del giornalista italo svizzero designato da Salvini alla Presidenza della Rai che ha definito “disgustoso” il brano di un intervento del Presidente Sergio Mattarella a favore dell’unità europea: c’è anche chi crede, ma è certo un po’ difficile, che si tratti di un caso. Così come un caso sarebbero i circa 400 profili da cui partirono migliaia di messaggi con invito a dimettersi, giunti al Presidente della Repubblica, dopo il suo no a Savona come Ministro del Tesoro, e provenienti in buona parte da siti filorussi, già coinvolti nel Russian gate.
Altra fonte di dubbio è il viaggio di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio autoproclamatosi avvocato del popolo: il dubbio è che esso sia stato ispirato proprio da Salvini, almeno stando ai risultati dell’incontro con il Presidente Trump: garanzia che gli Stati Uniti coordineranno con l’Italia la loro azione in Libia, anche contro gli interessi francesi (leggi concessioni petrolifere), sostegno americano allo sforzo italiano nel cambiare l’unione europea, che sia gli Stati Uniti che la Russia guardano con molto sospetto se non avversione per la sua importanza sulla scena politica internazionale.
I sovranisti, concordi con le grandi potenze mondiali contro l’Unione Europea, tentano con le loro attività di assecondare gli sforzi distruttivi in cambio di qualche vantaggio, forse non solo politicamente apprezzabile.
In cambio l’Italia ha svenduto agli Stati Uniti tutto quanto poteva: continuerà ad acquistare gli F35 precedentemente definitivi aerei ormai obsoleti, è d’accordo nel modificare la bilancia commerciale (leggi minori esportazioni italiane), taglio al patto di governo per le parti più in conflitto con gli interessi USA. E’ mancato poco che ci scusassimo di non poter offrire di più.
Perchè tutto questo abbia costituito una grossa vittoria per Matteo Salvini lo ha recentemente scritto il Financial Times: Salvini confida che le elezioni del maggio prossimo per il parlamento europeo daranno la maggioranza ai “sovranisti”, di cui lui aspira ad essere uno degli esponenti di maggior rilievo a livello europeo, in modo da poter trasformare l’attuale Unione Europea in una sorta di “Europa delle Patrie”, secondo la tesi sostenuta settant’anni fa dal Movimento Sociale Italiano alla vigilia della firma del trattato di Roma. La garanzia di una Libia nella zona di influenza italiana, con conseguente garanzia del blocco degli sbarchi sulle coste europee è la carta vincente per Salvini alle prossime elezioni del Parlamento Europeo: egli si rende tra l’altro ben conto che, caduto questo governo, ben poche saranno le speranze della Lega di tornare a far parte del governo successivo.
Per bloccare questo processo sarebbero necessarie elezioni in Italia prima di quelle del Parlamento Europeo, che segnassero un inizio di perdita di consensi dell’elettorato della Lega, ma sia il PD che Forza Italia, due tra i maggiori gruppi politici, si rendono conto che ciò è molto difficile possa avvenire: potrà accadere solo quando sarà chiaro per coloro che votano Lega che, come nei vecchi western, lo sceriffo che spara di più non è necessariamente il migliore. Per intanto si può dire, parafrasando una vecchia adulazione in versi di Mussolini (ci sta bene, dato che Salvini cura tanto le citazioni dell’ex “Duce”), che “spunta il sole, canta il gallo, Salvini monta a cavallo”, il cavallo dello sceriffo d’Europa. L’unica speranza è che il cavallo si stanchi presto.
Risposta del Direttore Sodano
Caro professore, stavolta non ho nulla da aggiungere.
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