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Ristoranti chiusi alle 18:00? Torniamo agli orari del ‘700

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La chiusura dei ristoranti alle 18, un paio di secoli fa, non avrebbe creato i problemi di oggi. «Nel Settecento e nell’Ottocento era normale che il pranzo si facesse alle tre di pomeriggio o persino alle quattro. Manzoni, se non ricordo male, pranzava alle cinque. Naturalmente, il pasto alle tre o alle quattro di pomeriggio è per i nulla facenti, per chi si alza tardi.

In origine i gentiluomini inglesi facevano il breakfast, si chiamava così perché rompeva il digiuno. Si svegliavano alle sei, lavoravano mezza mattina e alle undici facevano il breakfast. Se tornassimo agli orari del Settecento, con i nobili che pranzavano nel pomeriggio e facevano un unico pasto principale, il nostro governo sarebbe felice. Il problema è che quel pasto era molto abbondante, durava un sacco e segnava la fine della giornata. E così è stato fino a cento anni fa. Fino alla prima guerra mondiale, il pranzo era un pasto di incredibile abbondanza.

In una normale casa borghese, dove bastava che a tavola ci fossero i padroni di casa, si mangiavano minestre, primi, un piatto di carne e un piatto di pesce, formaggi. Mangiavano enormemente più di noi, anche perché appunto il pasto era uno solo. Naturalmente il pranzo durava due ore e non si tornava al lavoro. Un ricco mercante, un commerciante, un imprenditore o un uomo d’affari lavorava al mattino e chiudeva la giornata di lavoro con il pranzo. Poi si andava a teatro o a giocare a carte. A un certo punto gli uomini d’affari hanno avuto bisogno di più tempo per stare in ufficio e gli orari dei pasti si sono spostati» [Alessandro Barbero a Davide Allegranti, Foglio]. 

In prima pagina

• C’è stato un attacco terroristico nella cattedrale di Nizza: tre morti, una donna decapitata. Fermato l’aggressore, è tunisino, ha 21 anni, era sbarcato a settembre a Lampedusa e a inizio ottobre era stato identificato a Bari
• Sempre ieri ad Avignone un uomo ha tentato di accoltellare i poliziotti in strada ed è stato ucciso. A Lione è stato fermato un afghano armato di coltello. E c’è stato un assalto al consolato francese a Gedda
• Salvini e Meloni attaccano Conte e Lamorgese per il caso dell’attentatore di Nizza passato per l’Italia
• Il capogruppo del Pd in Senato Marcucci ha chiesto a Conte la verifica dei ministri. Nel mirino soprattutto la Azzolina. È dovuto intervenire Zingaretti ad assicurare «il pieno sostegno al governo»
• Ieri in Italia 26.831 contagi con 201 mila tamponi. Il tasso di positività sale dal 12,5% al 13,3%. I nuovi ricoveri sono quasi 1.100, 115 in terapia intensiva; 217 i morti
• L’Alto Adige ci ripensa, chiude i bar e permette ai ristoranti di stare aperti solo fino alle 18. La Liguria abbassa al 60% la capienza massima dei mezzi pubblici e vieta le passeggiate notturne
• L’Europa ha superato i 10 milioni di contagi. Taiwan è da 200 giorni senza infezioni. Putin dice che non imporrà il lockdown ma proprio ieri in Russia s’è registrato il nuovo record di casi

Clamoroso

Tempo necessario a fabbricare una scarpa oggi: tre minuti. Però con sette macchine diverse e altrettanti specialisti in camice bianco [Aspesi, Rep].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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