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Siamo contemporaneamente nelle fasi 1 e 2. Paghi uno e prendi due.

Troppa grazia! Siamo contemporaneamente nelle fasi 1 e 2. Paghi uno e prendi due.
Con il Governo siamo ancora alla prigionia, con le Regioni alla “convivenza”.
Comunque i dati ci dicono che è finita la prima fase dell’epidemia. Non l’epidemia, come i nostri giovani (e milioni di adulti mai cresciuti) vogliono credere.

Se fin qui ci siamo sentiti eroi immeritatamente, ora lo saremo per davvero.
Per rimanere asserragliati bastavano disciplina, pazienza e senso dello humor, adesso sono necessarie responsabilità, coraggio e fantasia.
Ora, col senno di poi, sappiamo di avere sbagliato praticamente tutto ma è il senno più insensato ed inutile che ci sia. Soprattutto quando affronti un nemico terrificante ed inedito. Lo lascio ai partiti che se lo rimpalleranno -inutilmente- all’infinito.

I centri del contagio si sono dimostrati gli ospedali, le abitazioni con le famiglie recluse, le case di riposo: ovvero esattamente i luoghi che avrebbero dovuto proteggerci e stoppare l’infezione.
Che ovviamente alla fine (ma molto, troppo tardi e ad un prezzo esorbitante) hanno ottenuto il risultato voluto. Comunque, senza di loro tutto sarebbe stato disastrosamente peggio.

Se la prima fase sembrava già un’avventura, il bello viene adesso.
Quando si è murati vivi, la diffidenza verso gli altri è minima; ora invece chiunque ti verrà incontro sarà una minaccia.
Proviamo anche nuove sensazioni. Ad esempio, indossando il burqa (o burka) che ci lascia liberi solo gli occhi, ci immedesimiamo più facilmente nelle immigrate che abitualmente ci sfiorano anonime.
Anzi alcuni nostri connazionali sono andati oltre. Quando non su precari gommoni ma su lussuosi aerei si sono presentati all’estero e sono stati immediatamente espulsi.
Nei primi tempi della pandemia in Europa, gli Italiani all’estero hanno avvertito nei propri confronti un vero e proprio razzismo.

Mischieremo, come è nel destino del nostro carattere nazionale, paura e frivolezza, cinismo e sentimento. Mi immagino abbigliamenti coordinati e, in spiaggia, la mascherina conforme al costume (il trikini). La mascherina sarà firmata ma, d’altronde, costa già come fosse di Armani.
Inventeremo la crema solare disinfettante. E i supermercati a drive in. I bar e i taxi assomiglieranno a sale dei colloqui in carcere, con divisori in plexiglass.
Entusiasti, ci vaccineremo (soprattutto i 5Stelle) contro tutte le malattie esistenti, anche alcune scomparse. E quando tutto sarà finito, ci mancheranno queste emozioni così forti e “micidiali”.

Essendo l’Italia, appunto, il paese inventore del melodramma, ho tenuto la politica per ultima. Se c’era una volta in cui potevi sperare che i partiti rinunciassero a battibeccare era proprio questa. Se non per senso di responsabilità, almeno per ragioni pratiche, visto che la emergenza è stata gestita paritariamente (è un eufemismo, ciascuno ha fatto il contrario dell’altro) da Regioni e Governo, ovvero da opposizioni e maggioranza. Mentre scrivo, passa nei sottotitoli di un Tg la frase: “noi non abbiamo sbagliato nulla, hanno fatto tutto i tecnici”. Non importa chi lo dice, potrebbe dirlo chiunque.
Questo forse spiega perché questa volta la politica abbia dato tanto spazio ai comitati tecnici e scientifici.

L’ultima frase è del neo presidente di Confindustria: “la politica italiana ha dato prova, durante la crisi sanitaria, di anti industrialismo”. Bonomi ha ragione: questo Paese e la sua classe dirigente sono storicamente anti capitalisti, anti mercato e anti concorrenza ma non vedo cosa si potesse fare questa volta. Chieda lumi a Boris Johnson e Donald Trump che la pensavano come lui e che hanno dovuto rimangiarsi tutto.

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Gianluca Veronesi

Nato ad Alessandria nel 1950, si laurea in Scienze Politiche, è Consigliere comunale ad Alessandria per tre legislature, Assessore alla cultura ed al teatro, poi Sindaco della città. Dirigente Rai dal 1988 al 2018, anni in cui ricopre vari incarichi:Assistente del Presidente della RAI, Direttore delle Pubbliche relazioni, Presidente di Serra Creativa, Amministratore delegato di Rai Sat. E' stato consigliere dell’istituto dell’autodisciplina Pubblicitaria e del Teatro Regionale Alessandrino.

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