Quando si dice che tutto fa notizia… e qualunque tipo di notizia! Solo che a occupare spazio e centinaia di articoli per settimane sono quelle del gossip senza attendibilità tanto da chiamarle truffa, invece fatti gravi, una volta passata la sensazionalità, nel giro di qualche giorno, lo strillo scende sempre più in basso fino a scomparire. Cambiate le esigenze morbose e curiose della gente? Forse! D’altronde è cambiato anche cosa indossano principesse inglesi o fidanzate dei fratelli, scegliendo outfit di Zara o H&M dalla spesa pazza di 50 euro! Certo che siamo al delirio del fake e della tolleranza. Siamo tutti considerati poco intelligenti (e sono buona) da farci credere a tutto e al contrario del niente?
Purtroppo nei fatti di cronaca come un bimbo di due anni ammazzato di botte per rabbia da un giovane padre in preda alla droga, la realtà è tangibile. Un padre la cui immagine (questo si visibile) sul social, è fatta di foto costruite con oggetti che inneggiano il lusso e, al contrario di altri, lui ha una voglia sfrenata di apparire ed esserci; questa di storia, starà qualche giorno sui siti e sulle prime pagine, poi priva di una trama a puntate, dichiarazioni e ospitate e conduttori con esclusive, non se ne parlerà più.
Così dello stupro di una giovane in discoteca dal branco, dello sciacallo che ruba il portafoglio a un uomo investito per strada e morente o della signora anziana uccisa in casa per rubarle i suoi risparmi, da una banda composta di ben sei persone, forse pensavano di non farcela? Ecco, a tutto questo e d’altro ci siamo talmente abituati da dare più attenzione a notizie assurde, degne di CSI o altra serie che indaga su persone e cose scomparse, misteriose, dall’identità virtuale, è sicuramente molto più ‘succulento’ scoprire qualcosa che non è mai esistito!
La differenza nel bimbo morto a Milano è che qui, i bambini ci sono veramente e ne sono rimasti altri cinque, dei sei, compreso l’ultimo in arrivo, e chissà cosa porteranno nel loro cuore, o se la loro mente riuscirà a comprendere il perché di una madre abbia permesso accadesse questo per paura e sottomissione.
Qui al contrario tutto è vero, il protagonista con un sacco di foto, un bimbo reale che muore, una casa occupata abusiva, in un quartiere che era più noto fino a qualche anno fa per i natali di Gaber e la sua canzone “Cerruti Gino”. Di certo il grande Gaber non avrebbe mai immaginato una Giambellino luogo e scenario di così tanta efferatezza, neanche per il peggior film dell’orrore.
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