Diario di una quarantena

“Vindica te tibi”

Di Mariacarmela Di Motta

Il significato della parola morte dovrebbe essere definito solo dopo aver ragionato attentamente sul significato della vita.
La maggior parte degli uomini vive la propria vita senza porsi obiettivi, vivendola così come viene, quasi come se quella che sta vivendo non fosse la sua di vita.
Non ci fermiamo molto spesso a riflettere su cosa in realtà vogliamo fare, su cosa in realtà ci renda felici, semplicemente, tendiamo a non pensarci. In fondo tutti noi sappiamo che la morte non è affatto un evento futuro ma, al contrario, ci incalza e porta via tutto il tempo che abbiamo già “utilizzato”.

Ogni giorno moriamo un po’, ci avviciniamo al termine massimo ma facciamo finta di non capirlo fino a quando la morte non ci viene sbattuta in faccia in tutta la sua crudezza, fino a quando il tempo non si ferma e il nostro pensiero, in un modo o in un altro, tende a finire sempre lì, finalmente siamo costretti a pensare.

La verità è che l’epidemia sta rivelando in modo esplosivo ciò che ogni persona, alla fine, sa e cioè che solo quando arrivano i tempi in cui è questione di vita o di morte, l’uomo si comincia a “snebbiare” iniziando così a comprendere l’importanza della vita, l’importanza di non sprecare il tempo che ha a disposizione.

Allora, si avvia a prendere consapevolezza del fatto che forse, nella maggior parte dei casi, ha vissuto fino ad ora in una condizione di “apatia” che, come Seneca ci insegna, è quella condizione che si verifica quando l’uomo non ha la piena consapevolezza del suo tempo.
La vita al contrario andrebbe organizzata e vissuta ogni giorno con pienezza e completezza, al fine di completarla e perfezionarla, come un artista che non abbandona la sua opera prima di averle dato l’ultimo tocco.

Dico quindi “vindica te tibi”: rivendica te stesso, il tempo che hai a disposizione; prendi consapevolezza di te, della tua vita e vivila intensamente quando questa tragedia sarà finalmente finita!

Dalla rubrica Diario di una quarantena:

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